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Sara Alivesi 19 aprile 2012 video
Tv| Telecamera oltre le sbarre
Un progetto scolastico che ha portato studenti e detenuti a conoscere più da vicino i loro mondi. Un confronto esclusivo ripreso dal Quotidiano di Alghero


ALGHERO - Lezione di legalità in carcere mercoledì mattina, con una ventina di detenuti della Casa circondariale di Alghero. E' un paradosso? Forse, ma anche la vita spesso lo è. Così, l'iniziativa degli educatori della struttura algherese e degli insegnanti dell'Ipia (Professionali e Industriali) e dell'Ipsar (Alberghiero), di superare "la linea d'ombra oltre le sbarre" - com'è intitolato il progetto - è stato raggiunto più che con qualsiasi "illuminata" conferenza o lezione di diritto. Le risposte agli studenti delle scuole superiori cittadine sono arrivate direttamente dai carcerati, "colleghi" perché frequentano i corsi di cucina e ricevimento dell'istituto Alberghiero. «Ho perso molto tempo nella vita, aria e cella, allora ho deciso di studiare» dice Antonio che la libertà l'ha persa fin da giovanissimo.

Nessun accenno di vittimismo nelle loro testimonianze, la consapevolezza di aver sbagliato è una spinta - almeno per tanti - a capire che fuori ci potrà essere un'altra occasione. Tanto vale provarci e crederci con una preparazione professionale. La struttura carceraria di Alghero - diretta da ottobre dalla dottoressa Milanesi - è conosciuta nell'ambiente per essere indirizzata al reinserimento attraverso attività ricreative, lavorative e professionali. Oltre le scuole medie e superiori, ci sono dieci universitari, laboratori teatrali e di canto - è in uscita un cd di Tenores - e perfino un corso di arbitri.

Attualmente la occupano 185 detenuti - «più del consentito ma sotto la soglia tollerabile» - di cui la metà sono stranieri. La maggior parte è dentro con pene definitive, molti reati comuni, ma anche numerose condanne lunghe e una decina di ergastoli. Gli spazi a cielo aperto sono più generosi rispetto ad altre strutture isolane, e in un attrezzato campetto di calcetto si organizzano partite quasi all'ordine del giorno. «Una passeggiata? Nemmeno a pensarci» risponde un detenuto ad uno studente che chiede se si aspettavano che il carcere fosse così. «Non è un passaggio e non è mica quello che fa vedere Fabrizio Corona. Poi ognuno lo vive nel suo modo, a seconda di quella che è la sua vita, e nel modo che ritiene utile». Una strada è quella di imparare, così, tra i professori, le nozioni e i compiti a casa (si fa per dire) «ci si sente di nuovo persone».




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