Un tessuto economico sempre più debole nell´isola: nel primo trimestre 2012 chiudono 616 aziende, precedute dalle 817 del 2011. La situazione è ancora più devastante nel settore agricolo e industriale. Il presidente di Confesercenti lancia il grido di allarme a Governo e Regione
CAGLIARI - Nel primo trimestre del 2012 sono 616 le aziende sarde in meno nel settore turistico e commerciale (
870 quelle che hanno chiuso i battenti nel comparto agricolo). Il dato deriva dal saldo tra le 618 iscrizioni e le 1234 cancellazioni dalla Camera di Commercio, secondo lo studio Movimprese.
Nell'anno precedente i segnali non erano mancati con la chiusura di 817 imprese nell'isola, che inquadra con efficacia la situazione di crisi economica che attraversa il comparto produttivo dell’Isola, nei settori del commercio e del turismo. La provincia di Cagliari detine il primato - ma con una fetta della popolazione maggiore - sia per le aziende appena iscritte (266), sia per le cancellazioni (459) con un saldo in negativo evidente di meno 193. Segue Sassari, rispettivamente con 126, 289 e meno 163.
La conseguenza più devastante è la scure che si abbatte sull'occupazione, «1800 posti di lavoro» secondo Marco Sulis, presidente di Confesercenti Sardegna. A cui si aggiunge l'
emorragia avuta nel comparto agricolo (- 2mila addetti) e industriale (- 19mila). «In meno di 100 giorni - prosegue - siamo riusciti ad avere un risultato negativo che racchiude i due terzi di ciò che abbiamo visto svanire nel nulla nell’intero anno».
Nonostante «gli imprenditori sono abituati a lottare e a non perdere la speranza», Sulis incalza la politica «per opportuni provvedimenti da parte del Governo e, in proporzione, della Regione». Per esempio «creando degli incentivi per le imprese che desiderano assumere nuovo personale». O prevedendo sgravi fiscali: «si ridarebbe dignità a numerosi disoccupati - conclude il numero uno di Confesercenti - e, allo stesso tempo, si incoraggerebbero le entrate nel bilancio dello Stato attraverso i nuovi contribuenti».