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Luigi Coppola 16 maggio 2005
Mons
Atzei conclude i riti religiosi dedicati ai Martiri Turritani
Solenne celebrazione officiata dal Vescovo della diocesi sassarese nella Basilica gremita di fedeli
Mons. Atzei conclude i riti religiosi dedicati ai Martiri Turritani

PORTOTORRES – In una cornice affollata di pellegrini e fedeli accorsi anche dall’interland della provincia, si è celebrata la solenne funzione eucaristica officiata da Sua Eminenza Mons. Paolo Atzei Vescovo di Sassari, in onore dei martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario nel giorno della Festa Manna a loro dedicata. Puntuale alle dieci e trenta il corteo ecclesiale ha attraversato la navata centrale della Chiesa Madre turritana, in mezzo alle centinaia di fedeli che hanno stipato più d’ogni altro evento liturgico dell’anno, la capiente Basilica. La liturgia della Parola ha estratto brani tratti dalle sacre scritture riguardanti il tema del martirio, estremo atto di testimonianza e attaccamento alla consegna del credo cristiano, e alla forza riposta dall’apostolo Paolo nella fede e nella resistenza alla persecuzione, crudele premessa al martirio stesso. «…Un approccio progressivo..» ispirato a quel «…pellegrinaggio di migliaia di persone che da Sassari raggiungono la tomba dei Martiri, venerati come loro padri fondatori…», la presa di possesso della Cattedra di Pietro sassarese, da parte del suo ultimo servo pastore. Con questo debutto Mons. P. Atzei, ha introdotto in una sostanziosa omelia i temi portanti della festività turritana, ricordando di aver iniziato il suo stesso apostolato nella casa dei santi martiri, con il devoto supporto della loro intercessione. Partendo dai dogmi portanti del credo cristiano, la centralità della Santissima Trinità, il Mistero Pasquale, vulnus principale, che si rinnova nell’appuntamento eucaristico dal quale discende la vita del cristiano, il presule calzando i paramenti liturgici rossi (che richiamano il sangue del martirio), la mitria ed il pastorale, ha enunciato in modo chiaro una catechesi paterna e rigorosa. «…La persecuzione è intrinseca alla missione come l’autenticazione…La vera ragione appare negli atti dei nostri martiri…» Alcuni dei passaggi stralciati dal testo del presidente liturgico, accompagnato nella concelebrazione del rito da vari presbiteri fra cui don Antonio Manconi e don Nicola Carta, che hanno reso gli onori di casa. Citato un altro martire del novecento nella prolusione di p. Atzei, quel padre M. Kolbe, vittima dei nazisti che spirando sotto i colpi dei torturatori nel 14 agosto 1941, implorava solo amore per i suoi aguzzini. Le scarne informazioni sulla cronaca della vicenda del presunto sacerdote Proto, del suo assistente probabile diacono Gianuario e del soldato Gavino, non offuscano la portata del loro gesto. N’esaltano una tradizione di trasmissione orale della fede, nella funzione evangelizzatrice della Chiesa, sempre più impegnata nell’attualizzare la testimonianza, prevenendo il pericolo sempre incalzante di una caduta di memoria. Un ultimo riferimento al crescente preoccupante fenomeno del relativismo e della secolarizzazione del vecchio continente è riservata nella conclusione del sermone. Senza citare direttamente il recente trattato di Costituzione Europea che ignora clamorosamente l’essenza delle radici latino cristiane, il Vescovo ricorda distrazioni culturali, altri alfabeti e codici d’impronta laicista pagana che distanziano il senso cristiano della domenica, del giorno di riposo, opportunamente santificato in altre religioni. Più ci si allontana dal mistero kerigmatico (morte e risurrezione del Cristo), tanto più avanzerà quella deriva etico religiosa che ridurrà in peso minoritario quel risveglio dei valori cattolici che tanti auspicano.
Al termine della partecipata messa, si è snodata l’ultima processione con l’esposizione del Santissimo (i martiri sono tornati in Basilica nella serata di ieri, domenica di Pentecoste), che scortata dal commissario prefettizio e dagli esponenti di tutte le autorità militari ha raggiunto il porto commerciale per i consueti riti conclusivi delle manifestazioni religiose.

Nella foto Mons. Atzei benedice l’altare eucaristico



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