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C.S. 2 ottobre 2012
Un container di domande in porto
Sotto la lente del Wwf le chiazze oleose presenti nella banchina del porto di Alghero. Nuova segnalazione alle autorità competenti
Un container di domande in porto

ALGHERO - Il Wwf, dopo 15 giorni dalla prima segnalazione, ritorna sulla vicenda della chiazza d’olio esausto sulla banchina Pezzi del Porto di Alghero. Ci ritorna con gli aggiornamenti del caso e facendo “approdare” in porto un "container" di domande.

“Chi ha depositato i contenitori degli oli esausti in quel punto della banchina?” “Chi e perché stava depositando nuove taniche?” “Gli stessi contenitori venivano regolarmente prelevati e/o svuotati e, se si, da chi?” “Quali sono e se ci sono punti di conferimento autorizzati degli oli esausti nel porto di Alghero?” “Quali sono gli obblighi dei comandanti dei natanti in relazione allo smaltimento degli oli esausti? “Come evitare, in futuro, che si ricreino situazioni analoghe?”

Ma al Wwf non va giù neppure quello che sembra essere l’epilogo di questa vicenda: per nascondere la macchia lasciata dallo sversamento dell’olio esausto sulla banchina del porto sono stati collocati sopra di essa due cassonetti. Gli ambientalisti, invece, ritengono che questa vicenda debba avere un epilogo diverso: pedagogico. Pertanto chiedono di poter collocare un cartello-monito che spieghi i danni ambientali e, nello specifico al mare, che possono essere causati dagli oli esausti.

Infatti, quattro litri si allargano nelle acque fino a coprire una superficie pari a quella di un campo di calcio. I consorzi che raccolgono l'olio usato lo trasferiscono agli impianti di rigenerazione per renderlo riutilizzabile e non disperderlo nell'ambiente. Da 100 chili di olio lubrificante usato se ne ottengono 70 di olio lubrificante nuovo, 5 di gasolio, 12 di bitume. In Italia il consorzio obbligatorio oli esausti raccoglie il 90% degli oli usati, ma quel 10% che rimane senza un corretto smaltimento danneggia la salute e l'ambiente.

Infine, il Wwf segnala a circa 100 metri di distanza, la presenza di una sorta di discarica “embrionale” costituita da una bicicletta e cavi arrugginiti presumibilmente “ripescati” dallo specchio acqueo antistante. «E’ evidente che questa è un’altra storia - concludono dal Wwf locale - ma da inquadrare nella stessa cornice del controllo del territorio».



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