Luigi Coppola
22 maggio 2005
La serata cubana di Compay Segundo
L’orchestra di quindici musicisti cubani diretti dal Maestro Castillo Penanalver rivive la storia del paese caraibico, in ritmi e ballate che hanno fatto il giro del mondo. Tutto esaurito al Teatro Verdi a Sassari, venerdì venti maggio per la Banda Municipal de Cuba

SASSARI - Serata culto d’altri tempi, dove lo scorrere di questo, le coordinate spaziali e temporali perdono significato rispetto a ciò che si vive, si sente, si balla. L’immobilismo frenetico di quindici orchestrali provenienti da Cuba: l’isola il cui solo nome rievoca un insieme di sensazioni curiose, fascinose, tutte da scoprire. La compostezza degli artisti sul palco, l’eleganza nel rispetto delle postazioni assegnate, l’opulenza fisica di taluni che indurrebbe ad un riposo pigro più che una musica coinvolgente. Il risultato è un viaggio d’oltre due ore che trascina gli spettatori oltre il tempo. Indietro e avanti con il son, la trova, il coracion. Sonate e danze che raccontano la storia di un popolo. Le speranze e le illusioni, le pulsioni e le sofferenze alternate in un aspro e dolce cocktail di nostalgia e allegria. Incontriamo sul palco pochi istanti prima che dischiuda il sipario, il direttore, Maestro Castillo Penanalver. Cristina Fina, team manager del gruppo, ci aiuta nella traduzione oltre a sciogliere un’insolita emozione nell’incontro con un personaggio di tale statura umana e culturale. Maestro, la sua banda porta in giro per l’Europa, la storia e le tradizioni di Cuba. C’è anche un valore politico e sociale che favorisce il riavvicinamento fra l’Occidente e Cuba? “…No assolutamente no. E’ un messaggio prettamente culturale. Portiamo la nostra tradizione, la nostra cultura. Non si mischia la cultura con la politica…” Nella sua musica c’è molto ballo: la trova, il son, tradizioni tutte di radice popolare. A questa semplicità di comunicazione è dovuto il successo che riscontra ovunque, anche nel nostro Paese? “…La musica cubana è fatta di vari ritmi, molto vari e popolari: bolero, cha-cha-cha e via. Una tradizione che è riuscita sempre un po’ dappertutto e che tutto il pubblico conosce com’esperanto della musica popolare…” Il concerto è dedicato a Compay Segundo, vostro genio musicale del clarinetto 1929. Pensa di trovare oggi nel mondo, musicisti di quel livello nel comparto bandistico? “…Nelle nuove generazioni a Cuba ci sono molti talenti che coltivano la musica popolare tradizionale. A Santiago un nome che emerge è certamente Eliedes Ochoa…” Eccellenti gli strumentisti sul palco. Tipici gli assolo di tromba e trombone che a turno s’alzano in piedi, accompagnati dalle tumbao esotiche delle congas oltre che dagli scrosci incessanti d’applausi. Una platea gremita, trascinata in una rumba seduta ed invitata persino al ballo (con una ragazza delle prime file) dall’eclettico Reyner Silegas. La giovane voce solista ha cantato i brani più noti: da “La comparsa” a “Diamante negro”. Una carrellata di voci, ritmate dal battimano del pubblico in sala: “Lagrimas negras”, “Bodes de oro”, “Aires de compay”, “Son de la loma”. Silegas ha danzato, presentato gli artisti e condotto il viaggio di una mitica notte cubana, salutata nell’inmacabile Guantanamera.
Nella foto: la Banda diretta dal Maestro Penanalver
|