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P.P.
28 novembre 2012
Cappellacci: «Finanziaria ferma fino a febbraio»
Il presidente della regione dichiara che la giunta a causa del patto di stabilità si trova nell´impossibilità di approvare la manovra finanziaria 2013. Le opposizioni hano annunciato di presentare entro 48 ore una proposta alternativa a quella presentata dall´esecutivo e hanno ribadito la richiesta di dimissioni del capo dell´esecutivo

CAGLIARI – «Una situazione gravissima che richiede una presa di posizione forte e unitaria da parte dell’intero Consiglio regionale che deve portare a sollevare il livello del conflitto con lo Stato. Propongo al Consiglio - di utilizzare i prossimi mesi, non per una logorante discussione sulla manovra finanziaria, che ci vedrebbe divisi su tutto e soprattutto sui dolorosi tagli che saremmo costretti a fare. Dobbiamo fare uno sforzo straordinario per costringere lo Stato ad assumersi le proprie responsabilità, rimuovendo una volta per tutte i limiti insostenibili del nostro patto di stabilità e la forbice anomala rispetto al livello delle nostre entrate» così si è espresso il presidente della Regione Ugo Cappellacci, sull’ ex articolo 121 del Regolamento sulla manovra finanziaria 2013.
Martedì si sono svolti il lavori del consiglio regionale in cui oltre a discutere della manovra finanziaria 2013, il presidente della regione ha firmato il decreto che nomina assessore all’ambiente l’onorevole Biancareddu. «Prima delle prossime elezioni politiche nazionali, sono convinto che abbiamo ancora qualche chance di successo – dichiara Cappellacci che rimarca - solo se saremo in grado di attivare, senza indugi, una vera azione unitaria della Sardegna (di tutto il Consiglio regionale e dei nostri parlamentari), con una mobilitazione politica mirata. Se ancora una volta il Governo si mostrasse insensibile alla nostra denuncia, credo sia doveroso che il Consiglio valuti allora la possibilità di auto-determinare con legge regionale il patto di stabilità interno, adeguandolo al nuovo livello delle entrate».
«La prima implicazione di questo gesto sarebbe quella di costringere il Governo ad impugnare la nostra legge e questo, finalmente, lo costringerebbe al contenzioso davanti la Corte costituzionale - spiega il presidente che evidenzia - Oggi, con riferimento alla prossima manovra 2013 si registra un ulteriore duro colpo ai nostri fondi regionali con una riduzione del livello del patto di stabilità di altri 246 milioni di euro in termini di minori impegni e di minori pagamenti, quale conseguenza delle ultime stringenti manovre di spending review del Governo nazionale a danno delle Regioni e di quelle a statuto speciale in particolare».
«Non solo, quindi, per la nostra Regione non vi è stato l’adeguamento dovuto al rialzo, ma a causa della grave crisi che affligge l’euro-zona e della necessità di risanare i conti dello Stato abbassando la spesa pubblica, la nostra capacità di spesa è stata drasticamente ridotta di oltre 800 milioni di euro rispetto al 2011» afferma il presidente.
«La scelta vera è quella se fare un bilancio con dolorosi tagli alle categorie più deboli, con conseguenze in termini di “macelleria sociale” a cui saremo costretti, oppure quella di non fare il bilancio prendendo tempo, dandoci un termine fino a febbraio. Sarebbe una forte denuncia nei confronti dello Stato, per provare a giocarci, tutte le carte possibili per costringere il Governo in carica, prima delle elezioni politiche nazionali, a riconoscere alla Sardegna l’adeguamento dovuto del nostro patto di stabilità. L’appello che rivolgo al Consiglio é finalizzato a scongiurare che la nostra economia, il nostro sistema sociale, debba pagare ancora ulteriori tributi che non sarebbe più in grado di sostenere».
Le reazioni non si sono fatte attendere: L’on. Capelli (Sardegna E’ già domani) ha chiesto al Presidente Capellacci di dimettersi e ha affermato: “Non è opportuno lasciare la Sardegna senza manovra di bilancio. Perché si arrivi ad una soluzione bisognerebbe recuperare il senso di responsabilità se lo Stato non ci ascolta, apriamo un forte contenzioso con il Governo centrale attraverso le dimissioni del Presidente Cappellacci”. Per Giampaolo Diana capogruppo Pd non si possono fare proclami in aula e poi andare a braccetto con questo governo nazionale,ma va approvata una legge che inchiodi il governo e lo costringa a ricorrere alla corte costituzionale, con un invito al presidente Cappellacci a dimettersi.
«Basta con gli appelli Presidenziali all’unità, che propone la mattina e disfa la sera. L’attuale governo regionale è debole e privo di idee con una maggioranza sfilacciata. La giunta si appresta ad una agonia lunga e assistita da interventi di accanimento terapeutico. Basta con le azioni di facciata contro lo Stato inadempiente, a cui seguono gli atti di genuflessione e subordinazione» sostiene Luciano Uras di Sel.
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