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Nello Cardenia 30 novembre 2012
L'opinione di Nello Cardenia
Aria d´indipendenza in Catalogna
<i>Aria d´indipendenza in Catalogna</i>

In Catalunya si sono appena svolte le elezioni per designare il nuovo parlamento. A leggere i titoli dei maggiori giornali italiani e spagnoli si deduce che il processo indipendentista abbia subito una battuta d'arresto. Secondo quanto riportato da Repubblica, Corriere della Sera, El Pais e El Mundo il sogno indipendenza non sfonda tra i catalani che sono appena andato a rinnovare il proprio Parlamento. Ma la realtà è differente. Convergencia i Uniò, partito costantemente centrista e federalista, si è schierato a sostegno del referendum sull'indipendenza. Suddetta storica svolta, voluta da Artur Mas leader di CiU e presidente uscente della Generalitat, è maturata dopo che il premier spagnolo Rajoy ha respinto l'ipotesi di un nuovo patto fiscale tra Catalunya e Spagna.

Argomento da sempre foriero di trazioni tra Barcellona e Madrid. Da qui la convocazione da parte di Mas di elezioni anticipate, le quali sono rapidamente divenute un referendum sul seguente quesito: è legittimo o no convocare un referendum che dia la possibilità alla Catalunya di optare tra il rimanere all'interno dello Stato spagnolo o il rendersi uno stato indipendente all'interno dell'Unione Europea? I partiti politici si sono di conseguenza divisi tra favorevoli e contrari.

In base alla distribuzione dei seggi i primi emergono come maggioranza assoluta del Parlament: CiU, Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), Candidatura d'Unitat Popular (CuP) e Iniciativa per Catalunya Verds (ICV) per un totale di 87 seggi su 135. Pur raffigurando culture e sensibilità politiche diverse, tutti questi soggetti hanno in comune l'idea di promuovere la consultazione referendaria. I catalani hanno perciò suffragato, e in modo netto, per la realizzazione del plebiscito in appoggio all’autodeterminazione. CiU e Mas escono ridimensionati dalla consultazione elettorale in quanto perdono una considerevole quantità di seggi (12). Presumibilmente il suo elettorato più moderato e non catalanista ha optato per il Partido Popular o Ciutadans.

Ricapitolando possiamo tracciare le seguenti linee di analisi: 1) I partiti pro referendum sono la maggioranza assoluta 2) indurre un tale referendum riguarda il futuro dell'intera Catalunya, pertanto è politicamente trasversale, sostenibile e votabile sia dalle sinistre indipendentiste che dalla stessa CiU 3) i voti persi da CiU sono quelli di chi non ha sostenuto la linea di Mas, che è accettata però dalla maggioranza del partito 4) indipendentismo e sovranismo sono le culture politiche maggioritarie nel parlamento catalano 5) l'indipendenza rimarrà un tema centrale a prescindere dalla coalizione di governo che si formerà. Quest'ultimo rimane il vero campo aperto dalla verifica elettorale.

Quale sarà la coalizione di governo? In Catalunya vige il sistema proporzionale e le maggioranze di governo si formano post voto. La Catalunya ha virato a sinistra. L'elettorato chiede quindi più welfare, maggiore attenzione alle tematiche del lavoro e alle politiche sociali. Infine se si analizza il voto comune per comune, nel 97% dei municipi il totale delle forze soberaniste – compresa Solidaritat Catalana per la Indipendència – sono la maggioranza. Le basi per alimentare il “sogno indipendentista” sono fondate. Ora la palla passa ai partiti e alla loro reale volontà di alimentare tale processo.



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