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Mariangela Pala 19 gennaio 2014
Russo, Cammarelle ed Erittu, tre boxer in primo piano
Intervista a Clemente Russo, Roberto Cammarelle e Tore Erittu, tre campioni della boxe, nell’incontro Italia Thunder Vs Argentina Condors delle World Series of Boxing, vinto dalla squadra azzurra per 4-1.
Russo, Cammarelle ed Erittu, tre boxer in primo piano

PORTO TORRES - Clemente Russo, Roberto Cammarelle e Tore Erittu, tre campioni della boxe, rispondono alle nostre domande, durante l'incontro di ieri sabato 18 gennaio, delle World Series of Boxing, tra Italia Thunder e Argentina Condors, vinto dalla squadra azzurra per 4-1.La gara si è svolta presso il Palazzetto dello Sport Alberto Mura.

Il fascino della Boxe è indiscutibile, ma è anche uno sport che comporta dei rischi.
Cammarelle : «il fascino della boxe sta nel fatto che è un racconto di storie. Il pugile ha una storia particolare e la racconta spesso salendo sul ring, questo va al di là della considerazione della boxe come incontro fisico e dello farsi male. Ci si fa male non per la crudeltà dello sport, ma spesso perché si è impreparati, perché l’avversario ha delle tecniche di attacco migliori, ma questo non è violenza, bensì sport».
La boxe è uno sport che richiede enormi sacrifici e una grande costanza.
Cammarelle : «in realtà la boxe è una scelta di vita. Quello che può sembrare sacrificio, per la durezza degli allenamenti e per la costanza, per un pugile non è sacrificio, ma la volontà di vivere in un certo modo. Da padre posso dire che è un sacrificio vivere lontano dai propri figli, dalle proprie famiglie. Sacrifici più duri rispetto a quando ci si alza la mattina presto, mentre fuori nevica per affrontare gli allenamenti».
Pensare a Roberto Cammarelle come a un pugile dilettante, mi sembra difficile. Ma qual’è la differenza tra dilettanti e professionisti nel mondo della boxe, dal punto di vista degli allenamenti?
Cammarelle: «ma forse a noi ci penalizza la parola dilettante, in realtà io rappresento, insieme ai miei colleghi lo sport olimpico. Noi siamo campioni dilettanti e spesso i veri campioni li trovi nel dilettantismo. L’incontro dei professionisti è più lungo e c’è una gestione diversa degli allenamenti e nel combattimento. Avendo più tempo si tende ad avere un ritmo più basso e a cercare la qualità. Gli atleti professionisti cercano di prevalere sull’avversario in potenza e in resistenza, mentre i dilettanti hanno meno tempo, 3 minuti per ogni round, quindi la boxe di un dilettante il linea di massima si basa sulla velocità e su serie di molti colpi che spesso prescindono dalla potenza».
Alle olimpiadi di Londra nel 2012, hai vinto la medaglia d’argento nei supermassimi, meritavi la medaglia d’oro, un verdetto contestato che ha dato la vittoria all’inglese Antony Joshua.
Cammarelle: C’è stata un ingiustizia clamorosa. Abbiamo fatto ricorso, ma le regole del ricorso sono strane, le abbiamo fatte per far capire all’Ente Aiba che non eravamo d’accordo sul verdetto, ma non abbiamo mai pensato che avrebbero cambiato decisione sul risultato.
Quali sono le condizioni fisiche della squadra Italia Thunder che oggi affronta l’Argentina?
Cammarelle: «Io ho la fortuna di vivere ad Assisi, dove si trova il Centro della nazionale. Vedo questi ragazzi tutti i giorni, li vedo allenarsi e gli stranieri che fanno parte dell’Italia Thunder si sono italianizzati, penso che la qualità della squadra è molto elevata. Non sarà facile vincere tutti i match ma quattro sicuramente li vinciamo noi».

Quante ore dedichi agli allenamenti?
Erittu: «dedico più o meno 4 ore al giorno agli allenamenti distribuiti tra la mattina e il pomeriggio».
Tanto sacrificio per questo sport.
Erittu: «Diciamo che è un lavoro vero e proprio, oltre al sacrificio fisico, la dieta e il dispendio energetico, c’è anche il riposo che è fondamentale, di almeno due ore, sono circa sei ore dedicate alla boxe. Oggi con questo grande sacrificio continuo questo sogno iniziato con Alberto, anche se in Italia è difficile esprimersi al meglio, ma io ce la metto tutta e grazie alla mia forza di volontà mi rimetto in discussione e il 28 febbraio proverò a riprendermi il titolo. Da quando ho iniziato il percorso professionistico, mi segue Maurizio Meloni, e poi collaboro con i tecnici della società Boxing Club Alberto Mura».
Chi era Alberto?
Erittu: «Alberto era la mia luce, era una persona che ti dava serenità, sicurezza, qualcosa che poche persone sono in grado di darti, oltre ad essere un grande uomo d’angolo».
Quanto conta l’esperienza per evitare i colpi e per controllare l’avversario?
Erittu: «L’esperienza ti mette nelle condizioni di avere più equilibrio mentale e in alcuni momenti di difficoltà riesci a gestire il tempo che hai a disposizione sul ring».
Quali sono i tuoi punti di forza?
Erittu:«Sicuramente il carattere, l’orgoglio e una cosa che mi ha insegnato Alberto: la facilità nel sognare e nel crederci sempre. Lui diceva sempre “tutto da guadagnare niente da perdere”. Oggi io ho guadagnato tanto in questo sport, non dal punto di vista economico ma dal punto di vista umano, perché mi sento un uomo, un esempio per tanti bambini e ragazzi. Voglio che la gente si ricordi di Tore Erittu non tanto come pugile, ma come uomo».
Cosa avrebbe detto oggi Alberto vedendo questa grande manifestazione delle World Series Of Boxing?
Erittu: «solo a pensarci mi vengono i brividi, però penso che questa manifestazione rappresenti quello che è oggi Alberto: una persona che non c’è più, ma la sua anima è qua con noi. Lui non avrebbe detto ma avrebbe agito, da persona concreta che era. Lo vediamo nel pubblico, lo vediamo nelle persone e nel modo in cui queste sono state coinvolte in questa manifestazione».
Raccontaci un po’ la tua storia, quando hai incominciato e le tue ambizioni
Erittu: «ho iniziato da grande, avevo 23 anni. Mi sono avvicinato la prima volta, provando senza grande entusiasmo. Venivo da altri sport, la kickboxing, dove avevo raggiunto grandi risultati, fino a quando un amico mi propose di riprendere la boxe e Alberto mi ha aiutato a crescere. Ho ottenuto grandi risultati da dilettante e anche da professionista, e ancora oggi aspiro a riconquistare il titolo d’Italia, che avevo già portato a casa. Sono il terzo portotorrese nella storia ad aver conquistato il titolo Italiano. Ma la cosa che mi rende orgoglioso è aver condiviso questo titolo con Alberto».

Ieri si è ricordato Alberto, uno dei tecnici più apprezzati in Italia? Tu come lo ricordi?
Russo: «purtroppo vanno via le persone migliori. Alberto non si diversificava dagli altri per la sua bravura come tecnico, come maestro, ma per la bontà e la magnanimità che aveva nei confronti di tutti. Nel mondo sportivo era uno dei più bravi organizzatori, e ogni volta che mi invitava a Porto Torres io mi sentivo a casa».
Quanto conta la costanza e il sacrificio in questo sport?
Russo: «è la cosa più importante, ci si allena due volte al giorno, ma non bisogna mai mollare anche se ci sono dei momenti di debolezza. La costanza è il segreto di un buon risultato agonistico.»
Nel 2013 campione del mondo ad Almaty, hai dimostrato grande capacità di controllare l’avversario.
Russo: «Conta l’esperienza, la fa da padrone, io ho 31 anni e ho iniziato a 14 anni. Ma il risultato positivo è dovuto ad un insieme di cose, è un cocktail di esperienza, preparazione fisica e atletica, senza trascurare la tecnica. Un campione è una Ferrari messa a punto, senza nessun bullone svitato».
Quanto curi la tecnica e quali sono i tuoi punti di forza?
Russo: «Dipende dall’incontro e quanto è vicina la gara. Più è lontana, più ci si concentra sulla preparazione fisica, più è vicina e più mi concentro sull’aspetto tecnico. Anche se la tecnica non andrebbe mai trascurata».
Tu sei il capitano della squadra Italia Thunder.Quali sono le condizioni fisiche della squadra che oggi affronta l’Argentina? Qual è il tuo pronostico?
Russo: «Noi siamo molto preparati, ma siamo all’inizio della stagione e lo stato di forma migliore lo vedremo sicuramente a fine Marzo, quando ci saranno i Play off. Ora è come una squadra di calcio all’inizio del campionato, c’è tanto lavoro da fare. Ma l’italia Thunder vincerà questa sera per 3 a 2».
Perché non partecipi a questa gara?
Russo: «Perché per scelte tecniche partecipa il mio secondo, l’ungherese Szello Imre, e io sarò impegnato fuori casa l’otto febbraio contro la Germania a Francoforte, anche questa una squadra ostica.

Nela foto: la squadra Italia Thunder



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