Antonio Burruni
22 novembre 2005
Seconda tavola rotonda stagionale per il Centro di studi & politica "Toniolo"
Argomento del giorno "La Sardegna, tra riforme e sviluppo ad un anno di Governatorato"

ALGHERO - Seconda tavola rotonda stagionale ieri per il Centro di studi & politica “Toniolo”. Argomento del giorno “La Sardegna, tra riforme e sviluppo ad un anno di Governatorato”. L’ex sindaco di Alghero Tonino Baldino, ha coordinato il dibattito, cui hanno preso parte il consigliere regionale dei Riformisti Sardi Paolo Maninchedda, il segretario regionale della Cgil Giampaolo Diana e Salvo Manca, membro esecutivo della Cisl regionale. La discussione ha preso spunto dall’analisi della nuova figura di governatore introdotta dalla legge elettorale. Per poi parlare delle conseguenze di questa scelta: da una parte il maggior dinamismo del sistema istituzionale regionale, dall’altra l’indebolimento del potere decisionale dei consiglieri regionali che, secondo i presenti, devono rimanere il massimo organo di rappresentanza e garanzia degli elettori sardi. Per il consigliere Maninchedda la stabilità della maggioranza porta una maggiore produttività e con questo tipo di governo le decisioni sono più veloci. Ma il riformista annuncia anche la presentazione di un disegno di legge, sulla traccia di consiglieri della precedente legislatura, per l’istituzione del Consiglio delle Autonomie. Il primato della politica è alla base dell’intervento di Giampaolo Diana, che alla domanda di Maninchedda «Serve ancora il consiglio regionale?» si sente accapponare la pelle. Non è certo un nostalgico delle assemblee elettive di fine ‘800 - inizio ‘900. Per il segretario Cgil, le vittorie elettorali di Berlusconi e Soru sono le sconfitte della politica. «Troppi hanno preferito la persona forte, surrogando il primato della politica – dichiara Diana - Questo è il frutto della crisi dei partiti degli ultimi 15 anni. Ma lo specchio della sconfitta della politica sarda sta nel fatto che la legge elettorale regionale sia stata decisa non dal governo sardo, ma da quello nazionale». Per Salvo Manca si rischia uno scadimento dei ruoli, con la trasformazione dei consiglieri in ciechi yes-men, pronti a sollevare la paletta per approvare decisioni già prese.
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