Conferenza stampa tenuta da mons. Mauro Maria Morfino per fare il punto dopo tre anni alla guida della Diocesi Alghero-Bosa. Emergenze sociali ed economiche in primo piano, e il sogno di un nuovo progetto nella parrocchia di San Paolo
ALGHERO - Sono passati tre anni dall'ordinazione di monsignor Mauro Maria Morfino a vescovo della diocesi Alghero-Bosa, un percorso che la guida spirituale della comunità cattolica ha voluto ricordare con la stampa in una conferenza tenuta lo scorso sabato, e seguita da un pranzo conviviale [
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GUARDA]. Il "bisba" come si chiama nella città "catalana" della Sardegna ha intrattenuto i suoi ospiti oltre due ore prima di rispondere alle loro domande, tutte legate alla grave situazione economica. A loro si rivolse Morfino in quel giorno caldo di aprile quando migliaia di persone assistettero alla cerimonia religiosa officiata dall'allora segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, garantendo l'istituzione di un fondo episcopale che è nato con i soldi dei regali ricevuti per l'occasione ma che nel tempo è cresciuto con offerte piccole e grandi, «anche di 5 e dieci euro che mi ritrovo in buste anonime nelle mia cassetta postale».
Un precursone di Papa Francesco nei fatti e nello stile: "dai Mauro" gli hanno urlato i suoi fedeli dal momento del suo arrivo, e li ha ricambiati con modi schietti come il pontefice argentino e soprattutto con la partecipazione e la presenza costante su un territorio non facile da gestire - arriva sino a pochi chilometri da Nuoro - nelle strade impervie del nord dell'isola e con una popolazione di 110mila abitanti da ascoltare. Ai giornalisti presenti di cui cerca lo sguardo e cattura l'interesse, "ricorda" la responsabilità della notizia, la cui impellenza a volte lascia dietro la riflessione e l'analisi che sono fondamentali nel soppesare le realtà che balzano alle cronache. Ogni volto è una storia da raccontare, non solo un numero è un dato: è il monito del vescovo che ritorna spesso sui temi dell'ascolto e dell'attenzione tra le persone, in particolare tra le nuove generazioni su cui riprende le parole di Don Bosco: «non basta dire di amare i giovani, bisogna che i giovani si rendano conto di essere amati».
Alle domande sugli aspetti e le cause della crisi, Morfino risponde con la sua ironia, mai scontata: «non sono un economista ne' un amministratore, non ho ricette a parte una, rimettere le persone al centro perché questa non è solo una crisi economica ma di valori e relazioni che non si sanno più vivere». Di disagi, povertà e disperazione ammette di averne visto tanta nel suo incarico in diocesi; sono decine gli interventi mirati alle famiglie e ai piccoli imprenditori caduti in disgrazia: 68 solo nel 2013 e 85.800 euro investiti nel fabbisogno quotidiano di affitti da pagare, alimenti, medicine e molto altro. E poi ancora la Caritas con i suoi servizi di mensa e centro di accoglienza per i detenuti. «Vorremmo fare ancora di più ma non abbiamo fondi così importanti per soddisfare tutte le richieste» dice il vescovo consapevole che le necessità arrivano da una popolazione sempre più vasta ed eterogenea, che si ritrova a bussare alla porta della chiesa, a cercare un riferimento e una guida che manca nelle istituzioni e la politica in una città, Alghero in questo caso, che è passata in tre anni attraverso due sindaci e due commissari.
Lo riconosce in un passaggio finale, il vescovo, che proprio per questo motivo non è riuscito a costruire un rapporto di dialogo duraturo con gli amministratori, «le cose sono state dette» ha puntualizzato, peccato che dall'altra parte gli interlocutori cambiassero di continuo. D'altronde si capisce dalle sue parole che alle cerimonie ufficiali e ai convenevoli preferisce i momenti di visibilità costruttiva: come quando fece sentire in passato la sua voce per l'ospedale e la sanità; o in un futuro la potrà mettere a disposizione di un nuovo sogno. Si tratta del progetto di una cittadella della carità che nascerà a san Paolo con piccoli alloggi e ambulatori: «la Cei ci aiuterà ma stiamo cercando altre risorse». Una parte dei beni verrà alienata e poi serviranno le autorizzazioni e una visione condivisa con l'amministrazione comunale, quale che sia la parte politica che arriverà a Sant'Anna.