D.C.
7 luglio 2014
Riformatori verso 6 mesi di protesta per le accise
Il 25 gennaio 2015 la Corte Costituzionale valuterà la richiesta dei Riformatori sardi di costituirsi nel giudizio di legittimità sulla norma per la regionalizzazione delle accise sui carburati. Sino ad allora una mobilitazione di sei mesi percuoterà la Sardegna e 100mila cartoline inonderanno il Quirinale

CAGLIARI - Sabato mattina, sotto il Palazzo del Consiglio Regionale, i Riformatori sardi si sono riuniti per manifestare contro il ricorso presentato dal governo a discapito della legge Finanziaria regionale che consente alla Sardegna di incamerare le accise sui prodotti petroliferi per poi utilizzarle al fine di dimezzare il costo dei carburanti. Nient’altro che la prima tappa di una mobilitazione che d’ora in poi vedrà i sardi impegnati in una protesta lunga 6 mesi, fino al giorno fissato dalla Corte Costituzionale (25 gennaio) per discutere l’ammissibilità del ricorso presentato dal capogruppo in Consiglio regionale e dal coordinatore regionale dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici, Attilio Dedoni e Michele Cossa, che chiedono di potersi costituire nel giudizio di legittimità sulla norma per la regionalizzazione delle accise sui carburanti, approvata all’unanimità dall’Assemblea legislativa isolana.
«Se venisse riconosciuto il diritto, per due consiglieri regionali, di costituirsi in giudizio per difendere la legittimità di una norma approvata dal Consiglio - ha commentato a tal proposito il capogruppo- si tratterebbe di un risultato storico, che di fatto ci permetterebbe di sostituirci alla Giunta regionale che, per becere ragioni di opportunità politica, in maniera del tutto irresponsabile ha deciso di non resistere, rinunciando così a non meno di un miliardo di euro all’anno che si sarebbero aggiunti al bilancio della Regione». «Ora - ha poi proseguito - abbiamo la possibilità di superare quella ‘fatale inerzia’ nel risolvere definitivamente la vertenza sulle entrate erariali nell’udienza per la parificazione del rendiconto del bilancio regionale 2013, la presidente della Corte dei Conti, Anna Maria Carbone Prosperetti, ha attribuito al Governo, ma che noi ci sentiamo di attribuire in misura ben maggiore alla giunta Pigliaru, che ha rinunciato unilateralmente a riscuotere i soldi che spettano di diritto alla Sardegna, come è stato riconosciuto anche dalla stessa Corte Costituzionale, pur di non assumere un atteggiamento di contrasto nei confronti del governo Renzi».
Ecco dunque che con l’obiettivo di difendere i diritti dei sardi e di prendere le distanza da un governo regionale considerato timoroso ed incurante, nel lungo periodo della protesa che raggiungerà ogni angolo della Sardegna, i Riformatori invieranno 100mila cartoline al Quirinale per chiedere al presidente della Repubblica di valutare lo scioglimento del Consiglio regionale con lo slogan “Inquinamento ai sardi, le tasse altrove”. Fissata anche una grande manifestazione per il 6 ottobre a Roma, per protestare davanti al Palazzo della Consulta e a quello del Quirinale. «Siamo rimasti noi, gli unici a opporci al governo che vuole cancellare un nostro diritto e noi non ci fermiamo» è stato il commento dei Riformatori, indignati per il «diserto» della battaglia da parte della Giunta Pigliaru. Ad appoggiarli, oltre ai vari rappresentanti e capigruppo, saranno anche gli avvocati costituzionalisti, Andrea Panzarola e Massimo Proto.
In vista dunque di quel che sarà Dedoni ha infine concluso: «ci aspettano sei mesi di grande mobilitazione a sostegno della battaglia sulle accise, sia in Sardegna che a Roma. Bisogna superare l’immobilismo dell’esecutivo regionale, ormai arroccato nello sterile alibi di una trattativa per l’allentamento del patto di stabilità che da parecchie settimane viene annunciata prossima alla conclusione e che ancora non ha prodotto alcunché, e dimostrare che i sardi vogliono fare tutto ciò che è in loro potere per prendersi le risorse riconosciute dallo Statuto, che sono indispensabili per rilanciare l’economia dell’Isola e uscire dalla crisi».
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