D.C.
24 luglio 2014
Grande porto a Costa Corallina Gli ambientalisti dicono «no»
Di fronte alle norme di tutela della zona e all’assenza delle autorizzazioni da parte della società incaricata di ampliare Porto Spurlatta, il Grlg insieme altri soggetti esprimono il proprio dissenso nei confronti del progetto e si rivolgono alle amministrazioni pubbliche interessate perché intervengano in difesa del litorale

OLBIA - L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus (Grlg), inseguito alle segnalazioni raccolte, ha inoltrato martedì 22 luglio una specifica richiesta di informazioni ambientali e adozione degli opportuni interventi alle amministrazioni pubbliche competenti, riguardo il progetto di ampliamento di Porto Spurlatta, situato nel comune di Olbia, da parte de “La Marina di Costa Corallina srl”. Il progetto prevedrebbe, tra le tante cose, la realizzazione di nuove banchine, di un canale di accesso, di pontili interni galleggianti, di locali di servizio e il rifacimento integrale degli impianti tecnologici, con uno specchio acqueo di 15.620 mq e il prolungamento dell’attuale concessione demaniale marittima ai prossimi cent’anni (fino al 27 gennaio 2111).
Tutte intenzioni queste non accompagnate da reali autorizzazioni, come comunicato dal Servizio regionale Demanio e Patrimonio di Olbia-Tempio, attraverso un’istanza ecologista del 23 luglio 2011. Inoltre, pare che nel tratto di costa fra Olbia e San Teodoro siano presenti numerosi porti turistici oltre a Porto Spurlatta, come quello interno di Olbia, della Nautisarda, di Punta delle Saline, di Tavolara, di Porto S. Paolo, di Porto Brandinchi, di Marina di Puntaldìa, che non necessitano di un ampliamento dell’offerta diportistica nautica. Per di più Stefano Deliperi del Grlg, ha specificato che si tratta di aree che «rientrano nel demanio marittimo e nel mare territoriale, mentre la parte a terra è tutelata con specifico vincolo paesaggistico, così come la fascia di 300 metri dalla battigia marina risulta tutelata con specifico vincolo di conservazione integrale. “Tavolara – Punta Coda Cavallo” invece, rientra nell’Area marina protetta».
Oltre alle informazioni su tali zone poi, sono state richieste specifiche anche in merito allo sbarramento del Rio Pinu, che pare impedisca il naturale deflusso delle acque nel porticciolo con effetti non conosciuti sotto il profilo della qualità idrica e del rischio idrogeologico, nonché sulla presenza e funzionamento dei sistemi di depurazione delle acque portuali previsti a carico del concessionario dal punto 10 dell’atto di sottomissione n. 10 del 28 gennaio 1981, relativo alla concessione demaniale marittima per la realizzazione e la gestione del porto turistico. Oltre al Grlg comunque, alle questioni in oggetto sono interessati anche la Commissione europea, i Ministeri dell’ambiente e dei beni e attività culturali, il Servizio regionale demanio e patrimonio per la Provincia di Olbia-Tempio, il Comune di Olbia, il Servizio regionale valutazione impatti, la Soprintendenza per i beni ambientali di Sassari, il Servizio regionale tutela del paesaggio di Sassari, il Genio civile e l’Arpas. Si tratta quindi di soggetti concordi nell’auspicare «un fattivo intervento delle amministrazioni pubbliche competenti perché la portualità turistica non divenga un pericolo per l’ambiente e il litorale».
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