M. P.
17 aprile 2015
Inquinamento E.On: iRS lo denunciava da 10 anni
Già nel 1998 il "Commando Amsicora" guidato da Gavino Sale occupò la centrale termoelettrica di Fiume Santo per denunciare l´inquinamento ambientale da parte di E. On

PORTO TORRES - E.On con 62mila dipendenti e un fatturato di quasi 122,5 miliardi di euro è una delle più grandi aziende a capitale interamente privato al mondo nel settore dell’energia elettrica e del gas. Sono queste le dimensioni globali della multinazionale presente a Fiume Santo che, con la sua centrale termoelettrica, ha portato l'inferno laddove era presente il paradiso (l'impianto è ubicato in un Sito di Interesse Nazionale). La Guardia di Finanza ha aperto un'indagine per distatro ambientale che ha portato agli arresti nei confronti dei vertici del colosso energetico E.On. I manager della centrale di Fiume Santo avrebbero tenuto nascosti i livelli di inquinamento raggiunti a causa dell'attività industriale. «Ora che il vaso di pandora è stato finalmente scoperchiato bisogna fare piena luce su responsabilità, omissioni e connivenze presenti all'interno di questa vicenda» sostiene iRS.
Quindi tutti sapevano, ma nessuno ha fatto niente. Oggi la zona di Fiume Santo e Porto Torres è arrivata a livelli di inquinamento quasi irreversibili senza che gli organi e le istituzioni preposte al controllo siano mai intervenute ma non solo, spesso i controllori erano gli stessi che dovevano essere controllati. Già nel 1998 il "Commando Amsicora" guidato da Gavino Sale occupò la centrale termoelettrica di Fiume Santo per denunciare che i sardi pagano l'energia il 40% in più rispetto all'Italia e per denunciare inoltre l'inquinamento ambientale da parte di E. On. Già da allora gli indipendentisti sostenevano che il direttore della centrale, il giovane Salvatore Signoriello e tutti i dirigenti, dovevano essere processati per disastro ambientale.
iRS fin dalla sua nascita ha denunciato la grave situazione ambientale presente in tutta l'area a partire dalla "Collina dei Veleni" a Minciaredda. «La cosa che ci preoccupa è che a fare chiarezza su questi fatti fino ad ora sia stato solo il tribunale, con due pesi e due misure, visto che per processare l'Eni sono passati ormai dodici anni mentre la classe politica è sempre stata totalmente assente», hanno detto gli attivisti iRS, i quali ritengono doveroso che la politica inizi a prendersi le proprie responsabilità per rispetto del popolo sardo e di tutte quelle persone, lavoratori in primis, che sono morte di tumore a causa della miopia culturale che ha forse definitivamente compromesso la salubrità ambientale del nord ovest Sardegna e grazie alla connivenza della classe politica che ha sempre accettato e sponsorizzato il ricatto del lavoro propinando un modello di sviluppo che oggi ha portato a questo disatro.
iRS ritiene che la Regione Sardegna e il ministero dell'ambiente debbano costituirsi immediatamente parte civile. «E' sotto gli occhi di tutti che è necessario un cambio di passo radicale per quanto riguarda lo sviluppo della Sardegna a partire dal metodo e dalla filosofia politica. E' arrivato il momento di discutere insieme cosa vogliamo fare del nostro territorio e del nostro futuro. Vogliamo continuare a violentare la nostra terra in nome del dio denaro? Vogliamo continuare a produrre energia con centrali a carbone e a smaltire i rifiuti costruendo inceneritori? A queste domande dobbiamo dare una risposta tutti insieme e la classe politica deve confrontarsi con i cittadini».
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