Luigi Coppola
17 luglio 2006
Le radici del blues nell'Africa di Randy Weston
Gemme nere per pochi intimi nello strabiliante concerto del trio guidato dal pianista di Brooklyn. Le tribali percussioni di Neil Clarke ed il funambolico Alex Blake accompagnano l’anziano maestro:«… L’Africa è tutta la mia vita…»

Alghero – «…Un ragazzino di ottant’anni che ha fatto la storia del pianismo mondiale nel Jazz…». Con questa presentazione sale sul palco del Forte Maddalena, l’Uomo Grande che indossa un tipico completo saio giallo arancio, una fez variopinta come copricapo e mocassini neri occidentali ai piedi. Due metri d’altezza per una figura imponente: Randy Weston siede al piano. Con lui sul palco ci sono Alex Blake al contrabbasso e Neil Clarke alle percussioni africane. Il concerto è un viaggio alle origini dei suoni. L’Africa dove il pianista ha vissuto per decine d’anni, è la fonte antropologica da cui derivano tutti i generi via via sviluppatisi. La “liturgia” prevede un’antifona che l’ottuagenario maestro inizia al piano: una sorta di thriller acustico sospeso fra sofismi ancestrali di suoni. Parte la clava di Alex alle percussioni; al contrabbasso c’è un felino che si avvinghia allo strumento in una specie di danza. Conduce gli slam accompagnati da un vocalese ventriloquo in un rapporto frenetico con lo strumento mogano che quasi lo sovrasta: scrosciano gli applausi. S’abbatte la potenza dei cento chili buoni di Clarke su congas e bonghetti: è un assolo incredibile. Sorride sornione il maestro al piano seguendo i musicisti, incute loro un’energia cinetica, disegnando cerchi concentrici con le braccia nell’aria. Dalla radici nere afro cresce un mambo scatenato. «What is today ?», chiede urlando Alex.. «Saturday..», rispondono gli spettatori sempre più coinvolti. «..Everybody like Sardegna...», riparte la giaculatoria del percussionista, replicato nei cori del pubblico che sembra triplicato nelle presenze. E’ un triangolo perfetto il trio di musicisti: complementari perfettamente, nessuno di loro emergerebbe senza la presenza degl’altri. Il punto d’incontro è nelle mani affusolate e sciolte del maestro Weston che danzano sulla tastiera del piano, producendo sensazioni inaudite. “Air Flay” è l’ultimo componimento dell’autore di Brooklyn, prima di un’estrema rapsodia di Alex al contrabbasso. Quasi novanta minuti di emozioni senza fiato: la prolungata standing ovation richiede il bis. Esaudisce il maestro seduto solo al piano per un’inedita e personalissima versione di “Polvere di stelle”. Pure lui mostra una squisita accoglienza nel back stage al termine del concerto, per nulla affaticato dall’impegnativa performance: Mister Weston cosa rappresenta l’Africa nella sua musica ? «…L’Africa è tutta la mia vita…New York, l’America ok, ma tutta la musica è lì: nasce in Africa…». Nei prossimi giorni sarà a Catania nell’Etnea Jazz Festival. Secondo lei esiste un legame speciale fra i sound isolani mediterranei ed il continente nero ? «…Ogni popolo ha la sua musica, i suoi canti. E’ bello così. Le radici sono in Africa, perché da sempre in Africa c’è spiritualismo. Da lì partono le musiche del mondo che s’incontrano in tutte le tradizioni occidentali…». E’ la prima volta che Weston approda in Sardegna, la saggezza e la semplicità dei suoi gesti ha conquistato tutti.
Nella foto il maestro Randy Weston
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