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Antonio Budruni 18 agosto 2006
Corallo, un bene a rischio estinzione
Il coordinatore del programma di Insieme per Alghero Tonino Budruni, sollecita alla Regione l´apertura di un confronto per arrivare ad una soluzione condivisa per la tutela della preziosa risorsa del mare sardo
Corallo, un bene a rischio estinzione

ALGHERO - I provvedimenti della giunta regionale che limitano la pesca del corallo hanno suscitato in città, com´era facilmente prevedibile, numerose prese di posizione critiche. Da ultimo, il sindaco ha inviato al presidente della giunta regionale, a nome dell´intero Consiglio comunale, una lunga lettera nella quale si chiedono sostanziali modifiche delle decisioni assunte nei mesi scorsi. Sulla questione, però, è bene ritornare per cercare di comprendere quali possano essere le conseguenze future sulla risorsa corallo, in caso di assenza di interventi, anche alla luce di situazioni e casi occorsi in altre realtà del Paese e, più in generale, del Mediterraneo. La rapidissima rarefazione del corallo nel nostro mare è documentata proprio dalle difficoltà che i pochi pescatori ancora attivi devono affrontare per catturare il prezioso polipo. Ormai, si deve scendere ogni anno più in profondità. Ora, il corallo lo si pesca a 120, a 130 metri ed anche oltre, con evidenti rischi per l´incolumità dei professionisti che compiono questo duro e difficile lavoro. Che significa ciò? Significa che il banco è in rapido esaurimento e che questa è, invitabilmente, la sorte di tutti i banchi corallini fin qui scoperti e poi sfruttati fino alla loro totale estinzione. La pesca sconsiderata è stata la causa che ha determinato la scomparsa del corallo da tutti i mari italiani. Le uniche e sempre più piccole oasi nelle quali il corallium rubrum ancora cresce e si riproduce si trovano nei mari della Sardegna settentrionale e, soprattutto, in quelli di Alghero. In assenza di rigide misure di tutela e di salvaguardia, però, il corallo sardo è destinato all´estinzione nel giro di un tempo assai breve. Illuminante e particolarmente istruttivo, al riguardo, è ciò che è accaduto, in tempi neppure tanto lontani, ai pescatori di corallo trapanesi. Nel 1978 fu scoperto, a 75 miglia a ponente della costa trapanese, in pieno Canale di Sicilia, un ricco banco di corallo a Scherchi. Negli anni dal 1978 al 1980, Trapani diventò il centro pulsante dei moderni corallatori, sommozzotori provenienti da tutto il Mediterraneo. Nel 1978 erano impegnati un´ottantina di subacquei, a bordo di 30 imbarcazioni trapanesi. Il corallo pescato ammontò a 140 quintali, per un valore di oltre 6 miliardi di lire. Buona parte di tale ricchezza restò in città, rappresentando una salutare boccata d´ossigeno per l´economia trapanese. Alberghi, ristoranti, cantieri nautici, negozi di attrezzature subacquee conobbero un periodo felice come non mai. Alla fine degli anni ´70, furono riaperte diverse botteghe artigiane e si ripristinò la lavorazione del corallo, con l´assunzione di molti giovani del luogo. Già l´anno successivo, tuttavia, la quantita di corallo pescato si dimezzò e nel 1980 se ne raccolsero solo 8 quintali. L´epopea del banco corallifero di Scherchi si chiudeva, così come era accaduto, inesorabilmente, intorno al 1893/95, ai banchi che erano stati scoperti di fronte a Sciacca. Oggi, la pesca e la lavorazione del corallo sono pressoché scomparse anche se ancora alcune maestranze tentano di perpetuare nel tempo il valore e la tradizione di questa arte. Ma la grave crisi che sta colpendo i piccoli artigiani e la scarsità della materia prima porterà all´estinzione definitiva di questa antichissima attività della città di Trapani. Anche per Alghero il percorso è segnato. Senza interventi, si arriverà, inevitabilmente, alla fine della pesca ed anche all´estinzione della risorsa. Oggi, dunque, l´unico modo serio e concreto di impedire la fine ingloriosa di un´attività che è parte integrante della storia ed anche dell´identità della nostra città è quello di limitare, nelle forme e nei tempi che dovranno essere stabiliti attraverso la concertazione con le categorie interessate e con il mondo accademico, il prelievo e lo sfruttamento incontrollato della risorsa. A questo punto, il divieto di pesca per il 2007 è bene che resti. Sarà possibile, così, stabilire congiuntamente (Regione, Provincia, Comune, categorie interessante, Università e centri di ricerca) le modalità di regolamentazione della pesca a partire dal 2008. Nel frattempo, la Regione deve assolutamente assicurare ai lavoratori interessati un adeguato sostegno per il mancato reddito del 2007. In ogni caso, sarebbe necessario ed opportuno che la giunta regionale avviasse ad Alghero – la città di gran lunga più coinvolta dal provvedimento assunto dal governo regionale – , già dal prossimo autunno, un tavolo di concertazione con tutte le parti interessate per individuare, congiuntamente, una soluzione equilibrata e democratica del problema.



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