Carmelo Spada
21 novembre 2015
L'opinione di Carmelo Spada
Budelli e gli altri parchi della Sardegna
Nei giorni scorsi le associazioni ambientaliste Wwf e Lipu, in merito al dibattito sulla proprietà e sulla tutela della biodiversità dell’isola di Budelli conseguente al dispositivo del tribunale di Tempio che ha revocato il diritto di prelazione esercitato nel 2014 dal Parco Nazionale della Maddalena, hanno osservato che lo status di protezione ambientale sull’Isola è chiaramente codificato da un vincolo paesaggistico, dalla legge urbanistica regionale, inoltre è parte integrante del Parco Nazionale della Maddalena che rientra nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) e zona di protezione speciale (Z.P.S.). Tra l’altro è utile chiarire che l’isola di Budelli è stata per lungo tempo di proprietà privata, mentre la famosa spiaggia rosa ha sempre fatto parte del demanio dello Stato, come tutti i litorali della Sardegna. Che l’isola sia privata o pubblica non deve influire sul grado di protezione.
Fatte queste premesse e tenuto conto della sentenza del Consiglio di Stato del 13 aprile 2015 che afferma: "In questi lunghi anni il piano non è stato adottato dall'amministrazione e la sua mancanza inesorabilmente impedisce l'esercizio del diritto di prelazione", è necessario che tutte le aree protette della Sardegna debbano essere rilanciate attraverso i relativi piani di gestione che garantiscono il normale funzionamento. In tal senso si sollecita l’assessore Regionale all’Ambiente affinché attivi un’azione di monitoraggio e verifica su tutte le aree protette, i parchi regionali, le aree SIC ricomprese nella Rete Natura 2000 sullo stato di adozione dei rispettivi piani di gestione, i relativi aggiornamenti e i conseguenti regolamenti che ne disciplinano le attività. Infatti, in diversi casi, aree protette istituite da molti anni non hanno ancora adottato i piani di gestione e/o i relativi regolamenti.
Un’altra situazione non definita è quella dei parchi regionali di recente istituzione per i quali non sono ancora stati individuati i comitati di gestione. Complessivamente emerge una situazione da riordinare per adottare un sistema di rete di protezione tale da consentire gestione, fruizione ed economia sostenibile delle aree protette terrestri e marine della Sardegna per le presenti e le future generazioni. Tale capacità di fare rete è la vera sfida per il futuro sostenibile della Sardegna. In ultima analisi, sulla base della normativa esistente e di una matura cultura ambientale dei Sardi, si auspica che chiunque debba gestire il patrimonio naturale della Sardegna, sia esso ente pubblico o soggetto privato, operi nel rispetto delle regole esistenti e qualora ciò non avvenisse risulterebbe necessario attivare i meccanismi del diritto ambientale e la richiesta di avvio di procedura di infrazione all’Unione Europea.
*delegato Wwf per la Sardegna
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