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S.A. 14 dicembre 2015
Depuratore, la situazione peggiora
Riutilizzo reflui, la bufala datata
A distanza di sette anni dall´entrata in funzione del nuovo impianto di Alghero, che tanti danni sta causando alla città, ci si accorge che «scarica in un sito sensibile» e che risulta «sottodimensionato non soltanto dal punto di vista idraulico». A ciò si aggiunge l'indecorosa situazione in cui versa l'intero sistema idrico-fognario
Depuratore, la situazione peggiora. Riutilizzo reflui, la <i>bufala</i> datata

ALGHERO - Il 2016 diventa l'anno zero per le politiche ambientali della Riviera del Corallo. Una sorta di "nuovo inizio" dopo che nel febbraio 2009 i politici di allora salutarono come una straordinaria conquista per il territorio la costruzione di quello che in pochi definivano «un gioiello» [LEGGI] [GUARDA]. Stiamo parlando di una delle opere pubbliche più costose che la città abbia mai realizzato: l'impianto di depurazione di San Marco. Anche la più chiacchierata, perchè realizzata a decine di chilometri dalla città, con evidenti criticità (già sulla carta) e perchè all'epoca esisteva un impianto (quello del Mariotti) che, se opportunamente ammodernato (con un investimento decisamente inferiore rispetto a quanto speso per San Marco), già possedeva tutti i requisiti di legge per depurare oltre i 100mila abitanti eq.

A distanza di sette anni dall'entrata in funzione del nuovo impianto di Alghero, oggi ci si accorge che «le acque reflue confluiscono in un corpo recettore non idoneo» e che risulta «sottodimensionato non soltanto dal punto di vista idraulico» [LEGGI]. Tutti problemi ben noti da anni e sempre documentati anche su Alguer.it. «Leggere che si sono resi conto che il depuratore è sottodimensionato mi fa sorridere - denuncia il consigliere comunale del Pd Enrico Daga - era il 2008 ed io e Matteo Tedde siamo stati lasciati soli e al governo regionale non c'era il Centrodestra». Parole chiare quelle dell'ex assessore di Palazzo Sciuti, che al tempo (2008) aveva protocollato una dettagliata interrogazione consiliare dove si ripercorrevano le grandi carenze di progetto. Allarme già lanciato cinque anni prima, nel lontano 2003, dagli ex consiglieri Sechi e Tilloca [LEGGI].

C'è di più: il documento con il quale la Provincia nega oggi il rinnovo all'autorizzazione allo scarico fa definitivamente chiarezza, analizzando nel dettaglio tutta una lunga serie di criticità progettuali e strutturali che nulla hanno a che vedere con la gestione dell'impianto, le cui carenze rimangono confinate ad alcuni campionamenti fuori norma. Gestione che potrà anche migliorare, ma che nulla c'entra con i gravi problemi dell'impianto, nato col limite strutturale dei 77500 abitanti equivalenti, nonostante le portate degli ultimi anni parlino di ben altre cifre, e nonostante «nella determinazione per il rilascio del parere di conformità si assumeva come base di calcolo una popolazione pari a 92500 abitanti equivalenti».

Una denuncia chiara quella formulata dal dirigente del settore Ambiente della Provincia, Antonio Zara, che si somma al fatto che dal giorno in cui è entrato in funzione, l'impianto ha sempre scaricato in un luogo non idoneo, senza che le acque siano state riutilizzate come da progetto. Una vera e propria "bufala" quella del riutilizzo nell'irrigazione, costantemente documentata negli anni [GUARDA GIA' NEL 2011]. Tutto ciò non è normale, ed alle soglie di una nuova stagione turistica esige una ferma presa di posizione degli enti coinvolti, ad iniziare dalla Regione. La Riviera del Corallo vive di turismo e l'incalcolabile danno arrecato alla costa continua. «Non una sola goccia di reflui del depuratore dovrebbe entrare nel Calich». Così parlava Nicola Sechi, già direttore del dipartimento di Scienze Botaniche, Biologiche, Geologiche ed Ecologiche dell´Università degli Studi di Sassari, nel lontano 2011 al microfono del Quotidiano di Alghero [GUARDA]. E la situazione peggiora, come confermato dallo stesso professore nel 2014 [GUARDA].

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