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Red 19 dicembre 2016
Banda assalto portavalori: quattro arresti e sigilli al resort
La Guardia di finanza di Nuoro e la Polizia di Cagliari e Nuoro sequestrano beni per 15milioni di euro alla banda degli “assalti ai portavalori”. Stavolta, finiscono in manette, con l’accusa di riciclaggio, un commercialista, un imprenditore e le mogli dei due capibanda arrestati a marzo
Banda assalto portavalori: quattro arresti e sigilli al resort

NUORO - Le misure cautelari sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari Cristina Ornano, su richiesta del sostituto procuratore nella Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari Danilo Tronci, che ha coordinato le indagini. Un resort da favola, situato in una rinomata località turistica dell’Ogliastra, sei appartamenti sulla costa gallurese, un’autovettura ed un motociclo, conti bancari e polizze assicurative: un patrimonio milionario riconducibile ai due capi della banda di rapinatori smantellata, la primavera scorsa, dalla Polizia di Cagliari e di Nuoro e dalla Guardia di Finanza di Nuoro: si tratterebbe dei beni dell’ex vicesindaco di Villagrande Strisaili Giovanni Olianas [LEGGI] e di Luca Arzu, già noto alle Forze dell'ordine.

Si chiude così il secondo capitolo di una delle più importanti operazioni anticrimine condotte dalle Forze di Polizia in Sardegna sotto la direzione della Dda di Cagliari. Dopo i ventitre arresti [LEGGI] eseguiti il 19 marzo, oggi (lunedì) Fiamme Gialle e Polizia sequestrano il “tesoro” della banda, frutto di vent'anni di efferate azioni criminali e traffici illeciti. Gli accertamenti sugli spostamenti dei flussi di denaro, avviati due anni fa all’unisono con le attività di appostamento, pedinamento ed intercettazione, hanno consentito di dimostrare come i due (con la complicità delle persone arrestate oggi) siano riusciti nel tempo ad accumulare, delinquendo, ricchezze su ricchezze. Fortune principalmente derivanti da rapine a mano armata e traffici di droga. L’ex vicesindaco, mostrandosi più prudente rispetto ad Arzu, non ha mai ostentato un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità ufficiali, ossia le entrate dichiarate al fisco. Uno stipendio fisso da impiegato forestale, qualche gettone di presenza per l’attività politica, una casa dignitosa, ma senza sfarzi, una macchina vecchia di dodici anni e qualche gita in montagna: nessuna particolare esagerazione, insomma; tutto per non “dare nell’occhio”. A tradirlo, però, sono state alcune piccole disattenzioni che le Fiamme Gialle hanno colto tra le righe di migliaia di pagine di documenti bancari. È parso davvero strano, infatti, agli investigatori che Olianas, nonostante i tre figli ed una moglie casalinga da mantenere, non effettuasse mai prelievi dal conto corrente sul quale gli veniva mensilmente accreditato lo stipendio da lavoratore dipendente.

In realtà, stando agli inquirenti, quelle risorse non venivano toccate perché il denaro necessario al sostenimento delle spese quotidiane era già disponibile in contanti, nascosto tra le mura domestiche in buste sigillate. Il suo compare (imprenditore turistico ed ex avvocato, anche lui, oggi, ai domiciliari) diverse volte aveva cercato di metterlo in guardia, suggerendogli di prelevare un tot al mese, almeno 400euro: “Te l'ho sempre detto e non tre mesi fa, te l'ho sempre detto, spendilo non lasciarlo fermo così, non devi lasciarlo, perché ti diranno, tu, hai una famiglia...fanno due conti, non è verosimile, lei ha tre figli, bo....a carico...da dove li tira fuori i soldi per campare...”. A tutto ciò si aggiunge il ruolo di proprietario occulto che Olianas ha rivestito (tramite la moglie casalinga, anch’ella ai domiciliari) nella società cui fa capo il lussuoso complesso alberghiero “Ogliastra Beach”, struttura (oggi sequestrata) impiegata per “lavare” i proventi delle rapine.

La gestione del resort era affidata all'ex avvocato, imprenditore turistico apparentemente nato dal nulla, ritenuto dagli inquirenti il prestanome di Olianas, dal quale acquisiva le direttive e riceveva le ingenti somme di denaro da riciclare. L'uomo faceva, però, ricorso ad Olianas per i motivi più disparati: solo qualche mese prima dell’arresto del compare, si era a lui rivolto affinché gli procurasse una pistola dotata di silenziatore da utilizzare per regolare un conto in sospeso. Risale al 1988, quando ancora la carriera criminale era agli albori, l’acquisto da parte dell'ex avvocato dei 40ettari di terreno su cui in futuro sarebbe poi sorto il complesso dell’Ogliastra Beach. Ai tempi, venne pagato 400milioni di lire: tanti, troppi soldi per un allora studente di soli 24 anni, nullatenente e disoccupato.

Meno accorto rispetto all’ex sindaco nel camouflage delle proprie ricchezze si è invece dimostrato Arzu. A fronte di redditi per poche migliaia di euro all’anno (tra cui quelli percepiti dal 2002 al 2010 nelle carceri dove era detenuto) facevano infatti da contraltare spese sfrenate per costosi soggiorni a Venezia e settimane bianche in rinomate località sciistiche; per la ristrutturazione di appartamenti (tutti sequestrati); per investimenti all’estero (tramite un commercialista suo complice, anche lui da oggi ai domiciliari), per la stipula di polizze assicurative e per l’acquisto di mobili di pregio, di macchine, moto e di capi di abbigliamento rigorosamente griffati. Una vita, quindi, fatta di vizi e stravizi; ma anche di paradossi: come quando, per ottenere sconti sulla retta della mensa scolastica del figlio, i coniugi Arzu non hanno resistito alla tentazione di farsi rilasciare una certificazione Isee minimale. Tra gli arrestati di oggi compare anche la compagna di Arzu che, in più occasioni, si sarebbe prestata a “lavare il denaro sporco” derivante dalle rapine attraverso l’accensione di conti correnti a favore di una società lettone del convivente, movimentazioni di contanti anche all’estero mediante Money Transfer e pagamenti di effetti cambiari. Singolare lo stratagemma architettato da Arzu al fine di giustificare formalmente le disponibilità di denaro: quello di farsi assumere, solo sulla carta, come impiegato a tempo indeterminato da un commercialista “amico”. L’assunzione non rappresentava un onere economico per il commercialista che, per il conoscente non doveva sostenere alcuna spesa: era, infatti, lo stesso Arzu a consegnargli il denaro (in contante, presumibile frutto di rapine) che poi lo stesso commercialista provvedeva a bonificargli, a titolo di stipendio, poco dopo. E questo per la legge italiana è riciclaggio.

prima pubblicazione, ore 9.02



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