Alessandro Maria Li Donni
8 dicembre 2003
Che succede con il super-euro?
Per tutta le settimana la moneta unica europea si è tenuta sui massimi assoluti contro dollaro e yen. Ma cosa sta succedendo?

Molto semplicemente l’amministrazione Bush, in accordo con il governatore della Federal Reserve (la banca centrale americana) Alan Greenspan, ha deciso di rilanciare l’economia USA mantenendo debole la moneta così da permettere una forte spinta dell’export. Non solo, in questo modo sta mettendo in difficoltà la Bce e la Banca Centrale del Giappone che si trovano a dover sostenere, per quanto possibile, il dollaro, sacrificando euro e yen.
Questa forza dell’euro nel beve periodo, porterà ad un calo dei costi energetici e petroliferi, anche se i carburanti stentano ancora a calare di prezzo, ma nel medio periodo potrebbe obbligare la Banca Centrale Europea ad intervenire. Trichet, nominato da poco governatore della Bce al posto dell’olandese Duisenberg, ha smorzato ogni entusiasmo su di un eventuale calo del costo del denaro, anzi ha fatto capire che al primo accenno di ripresa più consistente ci si dovrà aspettare un aumento del tasso di sconto. In soldoni, tutti coloro che si attendevano un calo degli interessi su mutui e prestiti rimarranno delusi. Ma allora cosa c’è di positivo nella forza dell’euro? Certamente ben poco. E’ difficile quindi capire l’enfasi e il tironfalismo con cui viene annunciato ogni nuovo record da tutti i mezzi di comunicazione italiani. Un moneta forte significa stabilità, questo è certo, ma anche un forte aumento dell’import dagli Stati Uniti e una minore competitività su tutti i mercati internazionali extra-Ue.
Il livello ottimale che coniughi stabilità e competitività dovrebbe essere intorno ad 1,09/1,13, bel distante dal valore attuale che da più di una settimana è in una forchetta che va da 1,18 a 1,21 di mercoledì notte.
La conferma che la debolezza del dollaro sia guidata, poi, viene da una parte dal boom dei livelli di produzione industriale e dell’export e dall’altra dai critici del sistema che vedono in un biglietto verde basso pericoli sulla stabilità dell’immenso debito pubblico americano di cui nessuno si occupa. Bush è impegnato in una politica militare dispendiosa e in una economica aggressiva e Greenspan, almeno per ora, tiene bordone al suo presidente senza battere ciglio o quasi. In tutto questo l’Europa della moneta unica non cerca maggiore unità ma attacca il Patto di Stabilità (sicuramente da rendere più flessibile ma all’unanimità) e la BCE rimane ancorata, pur avendo cambiato guida, ad una politica attendista che fino ad oggi ha pagato solo in termini di estrema stabilità monetaria ma non in termini di competitività continentale.
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