Red
31 maggio 2018
Scoperta frode fiscale a Cagliari
Prosegue l’attività della Guardia di finanza a contrasto del fenomeno delle frodi fiscali. Alcune persone, operanti sul territorio del sud Sardegna che, dal 2011 al 2015, ha conseguito, in totale evasione di imposta, corrispettivi per circa 3milioni di euro cedendo prodotti a clienti costituiti nella quasi totalità da imprese condotte da operatori di etnia cinese

CAGLIARI - Attraverso un'articolata attività investigativa, gli uomini del Gruppo della Guardia di finanza di Cagliari hanno individuato un complesso sistema di frode fiscale all’imposta sul valore aggiunto ed alle imposte sui redditi perpetrato da una serie di persone, operanti sul territorio del sud Sardegna che, dal 2011 al 2015, ha conseguito, in totale evasione di imposta, corrispettivi per circa 3milioni di euro cedendo prodotti quali abbigliamento, biancheria e casalinghi a clienti costituiti nella quasi totalità da imprese condotte da operatori di etnia cinese. E' stato accertato l’occultamento di vendite frodando il Fisco, attraverso l’emissione di fatture soggettivamente false, in cui soggetti economici ignari del furto della loro identità fiscale, venivano interposti fittiziamente nei rapporti commerciali ed indicati, quindi, come emittenti nei documenti fiscali rilasciati ai clienti.
Talvolta, i soggetti economici interposti erano addirittura inesistenti o imprese cessate da diversi anni. Questo artificio ha consentito ai componenti del consorzio illecito di istituire una vera e propria attività commerciale sommersa, esercitata parallelamente ed autonomamente rispetto alle loro attività imprenditoriali dichiarate, finalizzata al conseguimento di un volume d'affari milionario in nero. L’illecito modus operandi, perpetrato tra il 2011 ed il 2015, consentiva un'enorme evasione alle imposte dirette ed indirette, nonché una forma di distorsione della libera concorrenza. La vendita di centinaia di milioni di prodotti di, biancheria e casalinghi abbigliamento a prezzi “stracciati”, infatti, consentiva all’organizzazione, ma anche all’intera filiera economica, di essere particolarmente competitivi sul mercato, a discapito degli operatori “corretti”.
Le indagini, originate da una denuncia presentata da una delle vittime del furto di identità fiscale, si sono sviluppate con l’esecuzione di perquisizioni locali, di indagini finanziarie e con testimonianze, che hanno consentito di raccogliere prove concrete dei reati commessi e di ricostruire analiticamente tutto il giro d’affari realizzato negli anni dal 2011 al 2015. E’ stato possibile, quindi, deferire i responsabili alla locale Procura della Repubblica. L’attività, durata circa due anni, ha permesso di accertare anche l’emissione di fatture oggettivamente false negli anni dal 2011 al 2015, documentanti, quindi, cessioni mai avvenute, a favore di un’impresa condotta da cinesi del Sulcis-Iglesiente. i costi fittizi e l’Iva indicati nelle fatture rilasciate, ammontanti rispettivamente ad 410mila euro ed a circa 89mila euro, sono risultati esposti in sede di dichiarazioni annuali presentate, ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva, configurandosi così il reato di dichiarazione infedele da parte dell’utilizzatore.
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