Red
13 luglio 2020
Lavoro agile: interviene Zedda
«Protocollo per il monitoraggio delle prestazioni e dell´efficenza nella Pubblica amministrazione e nelle aziende», commenta l´assessore regionale del Lavoro

CAGLIARI - «”Lavoro agile” non significa affatto lavorare da casa, anche se ciò è stato fatto durante l’emergenza sanitaria. È bene ricordarlo per non regredire alla superata modalità del telelavoro. Lo “smart working”, e non appunto “home working”, è anzitutto uno strumento manageriale innovativo, che implica il passaggio da una valutazione del lavoro basata sul tempo e sulla presenza a un raggiungimento effettivo dei risultati ottenuti dalla prestazione lavorativa».
Con queste parole, l’assessore regionale del Lavoro Alessandra Zedda esprime il concetto del lavoro agile che «va contestualizzato e affidato a obiettivi assegnati correttamente e il cui raggiungimento deve essere controllato attraverso un protocollo rigoroso». Durante il lockdown, è stata considerevolmente estesa la platea dei lavoratori che possono lavorare in modalità agile, originariamente limitata agli invalidi o immunodepressi, che oggi include anche i genitori di figli minori di quattordici anni. Occorre pertanto, oltre ai regolamenti ed agli accordi individuali, predisporre un’adeguata policy sull’uso degli strumenti informatici e sulle modalità di controllo a distanza nel rispetto delle previsioni dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori.
«Se da una parte i dipendenti hanno apprezzato la migliore gestione del tempo conciliando attività lavorative e famiglia, dall’altra hanno rivalutato l’importanza della socialità sul luogo di lavoro e il confronto con i colleghi - aggiunge Zedda, la quale crede fermamente che - lo smart working, reso obbligatorio per motivi di sanità pubblica, vada invece costruito sulla volontarietà, in relazione alle diverse esigenze aziendali o di reparto e soprattutto che sia svolto con la tecnologia adatta. Anche nella Pubblica amministrazione è necessaria la presenza di impiegati per rispondere alle esigenze dei cittadini, in modo particolare di quelli che hanno difficoltà a reperire un computer o ad applicare l’uso dello stesso. Insomma, nessuna rivoluzione ancora in atto. Siamo ben lontani da quella che oggi possa essere definita la modalità esclusiva e prioritaria di lavoro e di cui, non generando vantaggi strutturali a 360gradi, l’eventuale proroga di attuazione sino al 31 dicembre 2020 non è un obiettivo al quale auspichiamo».
Nella foto: l'assessore regionale Alessandra Zedda
|