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Red 28 settembre 2020
Sella del Diavolo: la denuncia del Grig
«Fermiamo una volta per tutte i danni ambientali alla Sella del Diavolo», è l´allarme lanciato dalle associazioni ecologiste Gruppo d’intervento giuridico onlus e Amici della terra
Sella del Diavolo: la <i>denuncia</i> del Grig

CAGLIARI - Le associazioni ecologiste Gruppo d’intervento giuridico onlus e Amici della terra sono state quelle che, una ventina di anni fa, con la realizzazione del sentiero naturalistico e archeologico hanno promosso la riscoperta e la fruizione pubblica della Sella del Diavolo, promontorio demaniale militare fra i più rilevanti gioielli naturalistici e storico-culturali del Mediterraneo. L’esigenza era, allora, anche evitare opere pubbliche tanto dispendiose quanto assurde in un contesto ambientale e paesaggistico così delicato e già a rischio idrogeologico: la Sella del Diavolo si poteva (e si può) fruire senza funivie, senza obelischi e monumenti vari.

«Men che meno c’è bisogno di nuovi sperperi di denaro pubblico, per iniziative improbabili, c’è stato un intervento comunale di sistemazione ambientale e messa in sicurezza, mentre l’ormai notevole fruizione pubblica da parte di tanti escursionisti più o meno attenti ai valori naturalistici dell’area ha bisogno di una non più procrastinabile regolamentazione. In particolare – sottolineano gli ambientalisti - è il caso dei tanti, troppi, ciclisti in mountain bike, spesso poco attenti agli escursionisti a piedi e, soprattutto, incuranti dei danni al fondo naturale in calcare e alla vegetazione: purtroppo, sono ormai frequenti i tagli alla macchia mediterranea per aprire nuovi percorsi. E i fenomeni erosivi proseguono inclementi. Addirittura, anni fa sono state patrocinate dal Comune di Cagliari manifestazioni sportive con percorsi di centinaia di mountain bike».

La Sella del Diavolo (demanio militare, ramo Esercito e ramo Marina) è tutelata con vincolo paesaggistico e, in parte, con vincolo idrogeologico. Sono presenti i due siti di importanza comunitaria Sic, la “Torre del Poetto” e “Monte Sant'Elia, Cala Mosca e Cala Fighera”, ed è prevista quale riserva naturale regionale “Capo Sant'Elia”. Il piano di gestione dei due Sic prevede, quali prescrizioni e indirizzi specifici, il divieto di apertura di nuovi sentieri e il mantenimento di quelli esistenti “solo al fine di una loro percorribilità pedonale”. Il Grig ha, quindi, nuovamente chiesto (sabato, mentre le precedenti istanze sono datate 30 novembre 2017 e 13 febbraio 2017) al Comune di Cagliari (soggetto gestore dei Sic), al Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare (ministro e Direzione generale Protezione della natura), al Ministero per i Beni e attività culturali e il turismo (ministro, Direzione generale e Soprintendenza cagliaritana Archeologia, belle arti e paesaggio), al Servizio tutela della natura della Regione autonoma della Sardegna e al Corpo forestale e di vigilanza ambientale l’adozione delle opportune misure di salvaguardia e difesa delle condizioni naturalistiche della Sella del Diavolo, fra cui la limitazione dell’accessibilità con mountain bike. Per conoscenza, sono stati informati la Commissione europea e la Procura della Repubblica nel Tribunale di Cagliari.

«Si tratta di un’area di grandissima importanza naturalistica, non di un circuito ciclistico. Un po’ di buon senso e di vigilanza – chiedono dal Grig, che conclude - Rimane una considerazione: davanti a casi di lassismo e assenza di gestione come questi appare veramente singolare (per non dire altro) proporre e insistere verso un “parco–minestrone” comprendente Molentargius. Le Saline, Santa Gilla e la Sella del Diavolo: manca la normale gestione e l’ordinaria tutela ambientale e c’è chi vorrebbe realizzare l’ennesimo carrozzone inefficiente e dispendioso».

Nella foto: Sella del Diavolo, danni ed erosione derivanti da percorsi di mountain bike
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