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Red 19 dicembre 2020
«Il container al Pronto soccorso è una garanzia»
Non è ancora tranquilla la situazione delle terapie intensive Covid-19: al completo le tre strutture dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari
«Il container al Pronto soccorso è una garanzia»

SASSARI - Terapie intensive ancora occupate e situazione sempre di allerta, «perché non si può abbassare la guardia proprio in questo momento», dicono all'unisono il direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza Pier Paolo Terragni, e il direttore del Pronto soccorso Mario Oppes. Infatti, una possibile recrudescenza potrebbe essere dietro l'angolo. Ma quello fatto fino a oggi dall'Azienda ospedaliero universitaria di Sassari le consentirebbe di farsi trovare più preparata. Da una parte, la struttura amovibile realizzata nel piazzale del Pronto soccorso e, dall'altra, la Terapia intensiva realizzata al quinto piano del Santissima Annunziata svolgono un'importante funzione in caso di una possibile terza ondata. «Dobbiamo farci trovare pronti, per quanto si possa fare in casi di pandemia come questa – afferma Oppes – ecco perché si predispongono le strutture che si ritengono opportune, anche in considerazione delle valutazioni del momento».

Il container, costruito con otto moduli, è stato installato nel piazzale del Pronto soccorso di Viale Italia il 6 novembre. Per essere completato, però, ha avuto necessità di ulteriori interventi: doveva essere realizzata la rete degli impianti di condizionamento, di telecamere, di luce, di gas medicali e di rete dati. Lavori che hanno richiesto altre due settimane. Inoltre, i quattordici posti letto, pensati in un primo tempo per le degenze ordinarie, sono stati in parte trasformati in sub-intensivi, con un ulteriore lavoro. «È vero che la struttura si è resa disponibile nella fase discendente di questa seconda ondata – riprende il professor Oppes – e per questo ancora non l'abbiamo utilizzata. Ma non si può certo parlare di spreco di risorse. Io, infatti, avrei grosse paure in caso di una ripresa dei contagi, se non l’avessimo a disposizione. E poi, nel momento in cui la pandemia rientrerà, quella struttura potremo utilizzarla per i pazienti non-Covid, per ridurre il sovraffollamento del Pronto soccorso e gestire i malati in attesa di ricovero. È una garanzia, uno spazio di grandissima utilità». Questa mattina (sabato), al Pronto soccorso non si registrava nessun ingresso di pazienti sospetti Covid. Ieri, invece, erano dodici, mentre dieci giorni fa erano stati cinquanta. «Al momento abbiamo una ventina di posti letto liberi nei reparti Covid. Ma – prosegue Oppes – siamo in una fase in cui l'afflusso dei pazienti alle strutture ospedaliere non si è stabilizzato e, a causa di questa variabilità, dobbiamo essere pronti a cambiare strategia dei posti letto con estrema velocità».

Si sta predisponendo una procedura per la gestione modulare del Pronto soccorso, che prevede un approccio incrementale, in funzione delle prossime possibili ondate, distinguendo fra tre tipi di afflusso di pazienti: bassa, media e alta intensità. «Da semplice area di sosta, anche pulita, – aggiunge Terragni – il container potrà essere trasformato a struttura di media-alta complessità. Si prevedono, infatti, dai quattro posti di subintensiva ai dieci con supporti alla respirazione "avanzata"». Le Terapie intensive Covid dell’Aou, al momento al completo, non hanno ancora superato la fase critica. «La Terapia intensiva Covid del quinto piano del Santissima Annunziata – conclude professor Terragni – è stata predisposta in funzione di una recrudescenza della situazione, ovvero non solo la mera parte strutturale e impiantistica, ma anche quella organizzativa, forse la più difficile in un momento in cui, un po’ ovunque, manca il personale».
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