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Red
30 giugno 2008
Tempo d´Arte: Francesco Puggioni in piazza
Rassegna di giovane arte contemporanea, al Circolo dei Marinai in Piazza Civica, in mostra fino al 6 luglio, a cura di Mariolina Cosseddu

ALGHERO - Tempo d'Arte in Piazza Civica. Stasera inaugura Francesco Puggioni, presso il Circolo dei Marinai. La rassegna di giovane arte contemporanea, in mostra fino al 6 luglio, a cura di Mariolina Cosseddu, sara visitabile a partire dalle 19,30. Il lavoro di Francesco Puggioni è una sorta di cartografia del luogo inteso come ambiente un tempo animato da una vita che gli oggetti superstiti continuano a trattenere. Su quegli arredi (un biliardo, pochi tavoli da bar, una vecchia barca portata qui per l’occasione perché, più di ogni altra cosa, accresce la suggestione di racconti di mare e di guerra che queste stanze hanno assorbito) è stata eseguita una mappatura delle superfici attraverso il frottage con grafite su carta. Un lento, accurato, paziente strofinamento delle pareti di legno dei resti di quello che era il circolo marinai, ne ha trascritto la forma sottoposta ad una rappresentazione bidimensionale e ad angolature differenti che restituiscono gli oggetti in una condizione nuova e straniata. Non si tratta di una pallida replica dei dati concreti o di una specchiatura mimetica alla vana ricerca di ciò che Dorfles ha definito “mitologia della somiglianza”, semmai la riproducibilità oggettuale nasce da altri fini e giunge a complesse soluzioni. L’esperienza visiva da tempo ci ha abituati a smasherare , nella banalità del quotidiano, la valenza estetica di particolari presenze che, soffocate da fortuite circostanze ambientali, non consentono la percezione vera e piena del loro essere. Questa “ quotidianità dell’estetica” (Dorfles) richiede una sensorialità affinata e un gusto di assaporazione artistica che conduce inevitabilmente ad un bisogno di possesso e ad un contatto di fisica affettività che sta alla base del frottage. L’oggetto non può che venir destrutturato e ricomposto in un processo conoscitivo che esalta i sensi ed indaga l’essenza delle cose. La plasticità del reale, "esploso" in una dimensione apparentemente ingigantita e resa incolore dal tratteggio chiaroscurale, si ricompone nell’operazione di assemblaggio delle singole parti e della "finitura" con cui il disegno chiude e sigilla le sbavature della forma. Francesco Puggioni ha cercato ogni traccia della vita dell’oggetto, ha inseguito la natura delle superfici, la storia che vi è scritta, la densità accumulata e ha lasciato che emergessero le invisibili stratificazioni della materia corrosa dall’usura e dal tempo. Un inaspettato territorio di segni, incisioni, porosità e marezzature configura una texture irregolare e mutevole che acquista una sua naturale fascinazione perchè conserva, accanto all’anima della cosa, la manualità fremente che l’ha prodotta. La nervosità amorosa del gesto, lo sguardo che sorveglia il risultato, la casualità come genesi del segno sono i tratti di una ricerca che sonda i meccanismi nascosti dei fenomeni, la loro alterità e la possibile preservazione dalle insidie della dimenticanza. Così un foglio e un lapis sono sufficienti a fermare l’immagine, a trasferire l’emozione della cosa in un catalogo ideale di memorie, in un archivio grafico che ha catturato l’ombra delle forme con un atto vicino alla sensualità e all’immaginario erotico: non per nulla Max Ernst, che questa tecnica l’ha recuperata con l’intento di lasciar emergere l’automatismo psichico, aveva ben compreso le implicazioni estetiche e le pulsioni inconsce che accompagnano l’atto d’amore con cui ci si appropria di oscuri oggetti del desiderio.
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