Antonio Burruni
6 novembre 2008
Il futuro di Maria Pia passa dal Consiglio Comunale
Si è parlato del destino del caseggiato diroccato in Località Cogottu, nell’ottica di un possibile sport center

ALGHERO - «I consiglieri comunali impegnano l’Amministrazione Comunale a verificare soluzioni percorribili, da sottoporre al Consiglio Comunale, al fine di predisporre un bando per realizzare l’intervento nell’immobile e nell’area adiacente». Questo il fulcro dell’Ordine del Giorno presentato dai consiglieri di Forza Italia e dai capigruppo della Maggioranza, successivamente condiviso quasi dall’intero Consiglio.
L’attenzione dell’Amministrazione Comunale si è posta sul caseggiato diroccato di Maria Pia, indicato precisamente in Località Cogottu. Quello, per meglio intenderci, davanti al Tennis Club Alghero ed al campo dal calcio con annessa pista di atletica. E proprio queste strutture, assieme al campo da rugby, da baseball e spazi limitrofi, potrebbero dare una direzione all’iter dell’operazione.
La prima Delibera di Giunta, che conferiva l’incarico di predisporre un progetto per il recupero e la ristrutturazione del fabbricato comunale, da adibire a sport center, è datato 1988. Da qui inizia un interminabile iter: nel 1997, il progetto viene riproposto aggiornato in base alle norme vigenti. Le prime prescrizioni della Soprintendenza ai Beni Architettonici arriva nel 2001, con ritrasmissione a quest’ultima nel 2003. L’anno successivo tocca alla rimodulazione del “Pia” ed i lavori nel fabbricato vengono inseriti nel “Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2004/2006”. La Soprintendenza ha quindi espresso parere favorevole solo il 7 gennaio di quest’anno, a vent’anni dall’avvio delle operazioni.
L’idea dei consiglieri nasce dalla considerazione che l’immobile è inserito nella zona sportiva e che la stessa dovrà integrarsi con la zona turistica e congressuale. La Maggioranza sottolinea come «l’Amministrazione Comunale, visto il consistente impegno finanziario necessario per portare avanti il progetto, oggi avrebbe serie difficoltà per realizzare questo intervento con mezzi propri o finanziamenti adeguati da reperire».
Dopo una sospensione richiesta da Gavino Tanchis per consentire una conferenza dei capigruppo, i consiglieri sono tornati in aula con una posizione condivisa. Unica voce fuori dal coro, quella di Nicola Salvio, sostanzialmente d’accordo con la premessa e col dispositivo conclusivo. «Ma non è fatto salvo il principio del mantenimento del pieno possesso della proprietà da parte del Comune. Il tornaconto a chi investe, lo limiterei alle concessioni e non alla proprietà. Oggi vorrei che venisse messo un paletto importante, perché una parte pregiata del territorio non finisca in mani diverse da quelle del Comune». Secondo Gavino Tanchis, questa pregiudiziale potrebbe venir analizzata quando un vero bando di gara arriverà all’attenzione del Consiglio.
Per Adriano Grossi, questo è un atteggiamento da “caccia alle streghe” e ritiene quello proposto da Salvio «un vincolo senza senso. L’obbiettivo è riqualificare una zona ferma da vent’anni. «Nessuno verrà qui a fare beneficenza, dobbiamo capire qual è il bene della comunità». Dello stesso avviso Franco Calvia, secondo cui «è l’approccio col mondo dell’impresa che è sbagliato. C’è troppa distanza tra imprenditoria e politica. Così inchiodiamo in anticipo gli imprenditori. Cerchiamo di essere un po’ realisti invece». «Oggi, nella dinamica moderna, le Amministrazioni Comunali non possono fare tutto. Bisogna fare delle scelte, anche avvicinandosi ai privati. Non dobbiamo svendere niente», ha chiosato Giancarlo Piras.
Attenti sull’argomento anche Enrico Daga. «Il ragionamento di metodo è condivisibile. Non è la proprietà a doverci preoccupare, ma la destinazione d’uso. Il bando dev’essere vincolante, dobbiamo garantire che non ci siano modifiche successive al lavoro. Il cambio richiesto al privato – ha sottolineato – può anche non essere monetario, ma anche di servizi». «La possibilità di valutazione da parte del Consiglio Comunale è importante. Un Consiglio protagonista di scelte importanti in diversi settori. Questa – ha chiarito Gianni Cherchi – è una struttura che, se dedicata allo sport, potrebbe invogliare qualche grossa squadra professionistica a svernare qui, quando la stagione sportiva è in pausa».
La chiusura della discussione è del sindaco. «Non ci dobbiamo spaventare per un’eventuale cessione a privati. Meglio un rudere o un albergo che da posti di lavoro e assicura manutenzione nella zona?», ha domandato il primo cittadino, che ha chiarito come la materia resti in mano al Consiglio, ma che il bene della comunità possa essere raggiunta in diversi modi. Maria Pia è un’area comunale di grandi dimensioni, davanti al mare, che ha la necessità di veder nascere strutture alberghiere, anche per andare incontro al Palazzo dei Congressi, attualmente una cattedrale nel deserto e che difficilmente potrà funzionare a pieno regime senza posti letto nelle vicinanze. «Bisognerà pensarci nel Puc», ha chiarito Tedde, che ha previsto una spinta importante per l’economia dell’intero territorio.
L’Ordine del Giorno è stato quindi approvato, con ventiquattro voti favorevoli, l’astensione di Franco Calvia ed il voto negativo di Valdo Di Nolfo, Nicola Salvio e Gavino Scala.
Nella foto l'ingresso del caseggiato diroccato a Maria Pia
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