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Red 20 novembre 2008
In Sardegna cinque zone di ripopolamento dell´Aragosta
Probabile la scelta del Golfo di Alghero. Saranno individuate aree di mare sottocosta dove la pesca riveste particolare importanza
In Sardegna cinque zone di ripopolamento dell´Aragosta

ALGHERO - Via libera dall'assessore regionale al programma di ripopolamento dell'aragosta, tra le specie ittiche di maggior pregio e tra le più apprezzate della Sardegna. Francesco Foddis ha firmato il decreto di approvazione del piano, basato sulla proposta predisposta dal Dipartimento di Biologia animale ed ecologia dell'Università di Cagliari.

Il progetto avrà la durata di tre anni e sarà realizzato in cinque zone di mare sottocosta, nelle quali saranno istituite le aree di tutela biologica, individuate dove la pesca di questa risorsa riveste particolare importanza e dove lo sforzo di prelievo risulta più elevato. Probabile la scelta del Golfo di Alghero, dove la pesca del prelibato crostaceo ha sempre rivestito una peculiarita' del territorio. Riviera del Corallo che ha, gia' da diversi anni, in corso anche alcuni progetti sul ripopolamento del Corallo, altra grande risorsa della riviera catalana.

Le cinque aree saranno indicate dall'ateneo cagliaritano e istituite con un successivo decreto assessoriale. Soddisfatto l'assessore Foddis, che ritiene che i positivi risultati del progetto di ripopolamento attuato nella Penisola del Sinis diversi anni fa, sia in termini di incremento degli stock che di responsabilizzazione e coinvolgimento diretto dei pescatori, spingono a estendere il piano anche ad altre aree costiere della nostra Isola. «Il programma - ha sottolineato l'assessore - ha trovato il pieno appoggio delle organizzazioni di categoria, con le quali ne abbiamo discusso al Tavolo azzurro e al Comitato tecnico consultivo regionale per la pesca».

«Del resto - ha proseguito Foddis - anche le normative comunitarie in materia invitano gli Stati membri a uno sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche e, specificatamente per l'aragosta, prevedono azioni di tutela indicando una taglia minima di cattura. Altro aspetto importante dell'intervento, che verrà realizzato e gestito dal Dipartimento di Biologia animale, sarà la collaborazione delle cooperative di pesca nella fase tecnico-operativa».



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