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Luciano Deriu Legambiente Sardegna
20 agosto 2004
Lo scippo delle spiagge, Cala Burantino e non solo
Negli ultimi due anni sono state privatizzate più spiagge di quanto non sia avvenuto in tutto il secolo. Sono le “chiudende” dei nostri giorni: non più tanche ma spiagge “serradas a muro “. E se il cielo fosse in terra, chiuderebbero anche quello

La sottrazione delle due spiagge di Cala Burantino è lo scandalo di questa estate in una città che continua a perdere le sue spiagge libere. Uno scandalo che solleva indignazione diffusa e rischia di scatenare una vera guerra. Negli ultimi due anni, tra concessioni e recinzioni semiabusive, di spiagge ne sono state privatizzate più di quanto non sia avvenuto in tutto il secolo. Sono le “chiudende” dei nostri giorni: non più tanche ma spiagge “serradas a muro “. E se il cielo fosse in terra, chiuderebbero anche quello.
Cala del Burantino è l’ultima vergogna. I proprietari del terreno e dei due stabili, una villa e un condomino sul mare, anziché chiedere scusa agli algheresi per i danni paesaggistici ed ecologici che arrecano al territorio, hanno alzato palizzate, cancelli, cartelli intimidatori che interdicono i due accessi realmente praticabili alle due spiagge. Un ecomostro sulla spiaggia, costruito in barba a ogni rispetto per l’ambiente, costituisce di per sé uno scandalo, che converrà sottoporre alle autorità regionali e demaniali. Ma dopo lo scippo del paesaggio, ora la beffa della spiaggia. Chiuse le due strade di accesso di antica frequentazione, per raggiungere le due incantevoli spiaggette rimane solo il sentiero che discende dalla Regione Padre Bellu: qualche chilometro di trekking duro tra macchia e rocce, assolutamente non conforme a ciò che la legge nazionale prescrive. E cioè che gli accessi devono essere agevoli per tutti, anche per mezzi di soccorso e per disabili.
Ora sulla questione interviene una ordinanza del Sindaco che sanziona l’abusivismo delle recinzioni edili, ma non libera le spiagge in quanto non ribadisce il fondamentale diritto alla fruizione del bene pubblico.
E Burantino non è l’unico caso. Per raggiungere le belle grotticelle e l’acqua azzurra di Punta del Quadro, in località Capo Caccia, meta di tanti algheresi, occorre necessariamente passare per il Riservato di un Hotel, che si arroga il diritto di vietare il passaggio. Altri casi si possono segnalare, ma spetta all’Amministrazione Comunale algherese un controllo degli accessi, in attesa di un Piano dei Litorali.
Sul caso delle spiagge abusivamente privatizzate la Legambiente presenterà una dettagliata relazione agli assessorati regionali ai Beni Paesaggistici e all’Ambiente. Ma noi chiediamo che sia la Comunità algherese stessa a difendere i diritti dei cittadini,. Chiediamo all’Amministrazione di Alghero che, con la determinazione che ha saputo mostrare in altri casi, intervenga, non solo sui lavori abusivi (come bene ha fatto), non solo su cavilli formali di ordinanze che non trovano destinatario, ma sulla questione di fondo che frappone i privilegi di pochi agli interessi diffusi della cittadinanza, facendo rispettare con rigore le norme sugli accessi al mare e restituendo agli algheresi e agli ospiti della città le poche spiagge che ancora rimangono libere.
Nel 1912 era in corso un celebre contenzioso tra il Sindaco di Alghero e il Sig. Mella Arborio Conte Sant’Elia. Il Sindaco, per niente intimidito dalla grandezza del personaggio assai vicino al re d’Italia, con delibera comunale rifiutata la concessione ad edificare una villa sul litorale sud di Alghero. La villa fu edificata con concessione del Demanio e contro il parere del Sindaco di Alghero. Motivazione del diniego: i litorali sono una risorsa cittadina. Devono rimanere liberi e di uso pubblico.
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