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Red 12 settembre 2004
Decreto salvacoste, Alghero ricorre al Tar
Deliperi: «latente nostalgia per il passato»
Secondo le associazioni ambientaliste Amici della Terra e Gruppo di Intervento Giuridico le reazioni in gran parte negative, «danno il senso di una latente nostalgia per piani territoriali paesistici che consentivano tanti interventi edilizi anche e soprattutto in aree di elevato valore naturalistico»
Decreto salvacoste, Alghero ricorre al Tar. Deliperi: «latente nostalgia per il passato»

Continua l’opposizione del Sindaco di Alghero Marco Tedde al decreto emanato dalla Giunta Soru che vieta la cementificazione lungo la fascia dei due chilometri dalla costa. Il provvedimento, che interessa soltanto quei comuni costieri che, come Alghero, in questi anni non si sono dotati di Piano Urbanistico Comunale si era reso necessario per permettere l’attuazione di «un programma politico che preveda la valorizzazione del turismo, ma di un turismo responsabile e che tuteli l'ambiente», aveva affermato Renato Soru nell’incontro di Alghero.
Ora i Comuni di Alghero e di Olbia hanno deciso di far ricorso al T.A.R. Sardegna contro il c.d. decreto salva-coste, la deliberazione Giunta regionale n. 33/1 del 10 agosto 2004. Affermano che è illegittima. Il Comune di Alghero, a sostegno della propria tesi, annuncia che il "famigerato" decreto farebbe perdere ben 725 posti di lavoro nel territorio comunale con un indotto economico pari a 4.820.000 euro. «Come sono giunti a queste cifre? –si chiede Stefano Deliperi, portavoce del Gruppo di Intervento Giuridico e Amici della Terra- Sommando tutte le concessioni edilizie nella fascia dei 2 km. dalla battigia marina degli anni 2002, 2003 e 2004, quantificando almeno 6 posti di lavoro per ogni concessione edilizia e 40.000 euro per ogni singolo cantiere».
Secondo l’associazione ambientalista «i dati si commentano da soli: in primo luogo i cantieri avviati non sono interessati dal c.d. decreto salva-coste ed è ben strano che chi ha avuto le autorizzazioni non inizi i lavori. Quanto al numero dei posti di lavoro e l'indotto economico per ogni singolo cantiere si tratta di cifre assolutamente non supportate da alcuna seria indagine. In ogni caso si tratta di motivazioni prive di alcun rilievo giuridico».
Le reazioni di queste settimane da parte di vari amministratori locali, di esponenti di primo piano dell'imprenditorìa, di ex assessori-consiglieri regionali nonché docenti universitari e (non ultimo) avvocati, reazioni in gran parte negative, secondo Stefano Deliperi «danno quale sensazione conclusiva, tuttavia, il senso di una latente "nostalgia" per il "passato": per piani territoriali paesistici che, ad onta del nome, consentivano tanti e tanti interventi edilizi anche e soprattutto in aree di elevato valore naturalistico».



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