Red
29 agosto 2009
Antica Gente di Alghero in mostra
Verrà inaugurata lunedì 31 agosto, alle ore 11, ad Alghero in via Carlo Alberto, alla presenza dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali Maria Lucia Baire, la mostra sui ritrovamenti a Lo Quarter

ALGHERO - Verrà inaugurata lunedì 31 agosto, alle ore 11, ad Alghero in via Carlo Alberto (Sala R. Sari), alla presenza dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali Maria Lucia Baire e del Rettore dell’Università di Sassari Prof. Attilio Mastino e del sindaco Marco Tedde, la Mostra Antica Gente di Alghero, che illustra il ritrovamento, avvenuto durante i lavori in corso nell’ex complesso gesuitico di Alghero, dei resti del grande cimitero medievale di San Michele.
In particolare la mostra propone un allestimento fotografico di alcune delle 14 sepolture collettive finora ritrovate e riferibili ad una devastante epidemia di peste che ha colpito la città nel Cinquecento, probabilmente quella del 1582/83. La mostra, ideata e progettata dal Prof. Marco Milanese, Ordinario di Archeologia nell’Università di Sassari, direttore scientifico degli scavi nel centro storico di Alghero, ha un taglio didattico e parla un linguaggio semplice, per consentire ai visitatori una comprensione immediata dei contenuti, illustrati in circa 30 pannelli, ricchi di immagini e brevi didascalie.
Complessivamente circa 450 scheletri sono stati ad oggi ritrovati,la gran parte dei quali riferibili alla grande peste di fine Cinquecento. Per l’eccezionalità della scoperta, a lato dello scavo in corso è già stata allestita una mostra didattica, che si pone come interfaccia amichevole con il pubblico, parlando un linguaggio semplice, esponendo interpretazioni e spiegazioni e non descrizioni tecnico-scientifiche.
Secondo una diffusa “vulgata”, gli archeologi, al termine delle campagne di scavo, spariscono dai territori in cui hanno lavorato portandosi via reperti e documentazione e senza che nulla si sappia di ciò che è stato rinvenuto. Nello scavo in corso ad Alghero, si cerca di affermare il modello opposto di “scavo aperto” e non di scavo chiuso. Lo scavo del cimitero medievale di San Michele è ancora in corso e la comunicazione dei risultati avviene in tempo reale, con frequenti articoli sui quotidiani e televisioni regionali, via Internet, con i primi saggi specialistici su riviste di diffusione internazionale e con una Mostra didattica impostata già sul versante narrativo ed interpretativo e non su quello descrittivo specialistico.
La Mostra illustra in modo chiaro e comprensibile un complesso lavoro scientifico in corso sul terreno, quale lo scavo del vasto cimitero medievale e di prima età moderna di Alghero. Si tratta di uno scavo preventivo, tuttora in corso, determinato dal cantiere di riqualificazione del complesso architettonico del Quarter di Alghero. La Mostra esprime dunque il modello concettuale di “scavo aperto”: non essendo infatti possibile per motivi di sicurezza, consentire al pubblico la visita dei lavori in corso, l’esposizione permette una visita in differita a quanto – quasi in tempo reale- gli archeologi stanno portando in luce nel limitrofo scavo.
La documentazione archeologica prodotta rimanda quindi ad una vera e propria tragedia collettiva, che ha colpito in modo drastico la popolazione algherese, spazzando via interi nuclei familiari, falcidiati da una mortalità pressoché simultanea.
I dati sin qui presentati impongono una riflessione conclusiva sul significato storico dell’eccezionale ritrovamento di Alghero. Oltre alla cura della deposizione ed alla probabile ricomposizione dei nuclei familiari, l’ubicazione del cimitero in stretta aderenza alla chiesa di San Michele, che dal 1567 al 1593 è stata cattedrale pro tempore di Alghero e l’apparente assenza sulle ossa degli inumati di indicatori ergonomici di attività lavorative usuranti, suggeriscono che le persone deposte nelle sepolture a trincea appartenessero ad un ceto sociale medio, forse commercianti o artigiani benestanti, e non comunque a lavoratori come contadini, muratori o pescatori.
Un nucleo di popolazione benestante, dunque, sepolto con cura in prossimità di un’area privilegiata della città, quale la cattedrale di quel particolare momento storico: i caratteri antropologici e paleo patologici (come l’assenza di anemia mediterranea) rimandano inoltre in modo più specifico ad un nucleo di gente non sarda, ma catalana, che godeva per questo di privilegi e di una situazione di benessere economico, espressione di quell’identità etnica e culturale che ancora oggi segna profondamente la cultura della città di Alghero.
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