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Red 16 aprile 2010
«Bloccata erosione dune Pelosa»
Servono però progetti integrati per il monitoraggio della spiaggia gioiello della Sardegna. L’Ispra ha fatto il punto dei cinque anni di studio sul litorale stintinese
«Bloccata erosione dune Pelosa»

STINTINO - È un’icona di bellezza per la Sardegna e l’Italia, con la sua torre che svetta e guarda verso il mare e le isole Piana e l’Asinara. La spiaggia della Pelosa e il suo sistema dunale sono stati oggi al centro della conferenza di presentazione degli studi di salvaguardia e recupero effettuati dall’Ispra per il Comune di Stintino. Al tavolo dei relatori si sono seduti gli esperti dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’ex Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare), che in questi anni hanno studiato approfonditamente la spiaggia della Pelosa, il movimento delle dune, il vento e le correnti sottomarine.

Quindi ancora Felice di Gregorio, dell’Università di Cagliari, e Enzo Pranzino, dell’Università di Firenze, che hanno avuto il compito di spiegare quello che potrebbe essere la “terapia” per la salvaguardia della spiaggia. Ancora Efisio Orrù, della direzione generale dell’assessorato regionale all’Ambiente e Diego Martino della direzione generale del Ministero dell’Ambiente. Quindi l’onorevole Sergio Milia dell’Udc, in rappresentanza della maggioranza in Consiglio regionale, l’europarlamentare Giuseppe Gargani e il deputato Piero Testoni del Pdl.

Ad aprire i lavori della conferenza di oggi è stata l’assessore comunale all’Ambiente Antonella Mariani che dopo i saluti di rito ha dato al sindaco Antonio Diana il compito di introdurre l’argomento. Era stato Antonio Diana nel 2004, in qualità di assessore al Turismo nella precedente amministrazione di Lorenzo Diana, a sostenere la necessità degli studi e della ricerca sulla Pelosa. Una ricerca che l’amministrazione ha sempre considerato fondamentale e sulla quale la stessa si è basata per la realizzazione delle barriere di protezione delle dune e delle passerelle che, sino ad ora, hanno preservato la flora e la fauna delle sistema dunale.

«In quest’ottica l’amministrazione comunale – ha detto il sindaco – ha dato direttiva all’Ufficio tecnico di predisporre la gara, a valenza comunitaria, attraverso la quale dovrà essere individuata l’equipe di professionisti che si dovrà occupare dello studio di fattibilità e del progetto preliminare per la eliminazione della strada della Pelosa». «Un progetto di chirurgia ambientale – ha detto – che durerà anni ma che permetterà di recuperare e riportare a patrimonio del sistema anche le dune a monte della strada e che possono essere il polmone della spiaggia».

Grazie alle ricerche avviate nel 2004 con l’allora Icram adesso, sulla spiaggia gioiello del paese e della Sardegna, si conoscono alcuni fenomeni e si hanno a disposizione dati importanti come quelli geologici, quindi la correntometria, la vegetazione, la topografia, lo stato ambientale e la mineralogia. «È stato un percorso metodologico complesso – ha detto Sergio Silenzio dell’Ispra, ex Icram – anche perché sulla spiaggia non avevamo materiale. Soltanto alcune informazioni, ma non esaustive, erano disponibili sulla geologia dei fondali».

E così nei primi tre-quattro anni gli studiosi dell’Icram si sono concentrati sulla duna e sui movimenti mentre negli ultimi due hanno focalizzato le loro ricerche sulla spiaggia. In campo sono stati messi strumenti e tecnologie all’avanguardia, con Gps, laser scanner, correntometri che hanno permesso di studiare gli spostamenti della spiaggia, le correnti marine, il vento. Un contributo notevole lo ha fornito la cartografia a disposizione, così come le fotografie aeree, anche “storiche”, realizzate da subito dopo la Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Un lavoro che ha visto inoltre una forte sinergia tra esperti dell’Ispra e università sarde, Sassari e Cagliari, e quelle di Firenze e Padova.

«Adesso sulle dune non ci sono più aree di erosione – ha detto ancora Silenzi – e a questo hanno contribuito le barriere frangivento e le passerelle installate nel 2006. Si è favorito la nascita di una nuova duna alla base del vecchio sistema dunale. Le piante sono ricomparse e hanno stabilizzato la duna. Sono però necessari una serie di interventi e progetti sperimentali che possono consentire di riattivare subito le dune. Quegli interventi che andranno verso il ripristino originario favoriranno l’equilibrio e il sostentamento delle dune e della spiaggia».

È stato Felice di Gregorio, dell’Università di Cagliari, a parlare di gestione sostenibile della spiaggia, necessaria anche per la sua esigua estensione, circa 270 metri. «È necessario investire nelle risorse – ha detto – seguirle nel tempo e avviare un monitoraggio sistematico per la gestione integrata dell’intero sistema costiero di Stintino». Enzo Pranzino, dell’Università di Firenze, ha fatto il punto sulla necessità di attivare una serie di strategie per il riequilibrio del litorale della Pelosa, quindi trovare soluzioni e percorsi amministrativi oltre ad opportuni progetti da attuare.

Efisio Orrù della direzione generale dell’assessorato regionale all’Ambiente ha sostenuto che la tutela dell’ambiente non può andare disgiunta dall’inserimento degli stessi in un contesto sociale, culturale ed economico. Il risultato sino ad ora raggiunto da Stintino «è un traguardo importantissimo – ha affermato – è l’inizio di un percorso che bisogna portare a conclusione». Diego Martino del Ministero dell’Ambiente infine ha ricordato l’importanza degli studi, dei finanziamenti messi a disposizione in passato dal Ministero, circa 300 mila euro, e ha dichiarato che il dicastero, guidato adesso da Stefania Prestigiacomo, «continuerà ad assicurare il sostegno all’iniziativa, pur nei limiti delle disponibilità».

Nella foto: un momento dell'importante conferenza di Stintino



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