Red
24 maggio 2010
Nuova tecnica contro sindrome da distress respiratorio
È stata usata per la prima volta al “SS. Annunziata” di Sassari e in Sardegna per mantenere in vita un paziente ricoverato nel reparto di Cardioanestesia

SASSARI - Da quasi venti giorni vive grazie alla macchina cuore-polmone collegata al suo corpo. Si tratta di un uomo di 56 anni, ricoverato nel reparto di Cardioanestesia del “SS. Annunziata” di Sassari, con alle spalle una storia clinica complessa. A causa della sindrome da difficoltà respiratoria dell'adulto (Acute respiratory distress syndrome, Ards), condizione letale che colpisce gli organi della respirazione, i polmoni del paziente hanno perso la loro funzionalità.
In un primo momento i medici hanno fatto ricorso al ventilatore automatico per permettere ai polmoni di funzionare. Il precipitare degli eventi poi ha spinto i sanitari ad adottare una nuova tecnica per continuare così a mantenere l’uomo in vita. Attraverso un cuore artificiale, cioè la macchina cuore-polmone, è stato attivato il sistema della circolazione extracorporea così da sostenere il polmone del paziente.
Una cannula di drenaggio preleva il sangue dalla vena femorale della gamba sinistra, lo porta all’esterno del corpo del paziente in una membrana chiamata ossigenatore che funziona come un polmone, cioè dandogli ossigeno e sottraendo anidride carbonica. Quindi il sistema pompa il sangue rigenerato nel corpo del paziente, attraverso un’altra cannula di perfusione, lunga più di un metro, che dalla gamba destra risale sino al cuore.
«Questo sistema, utilizzato per la prima volta in Sardegna, – spiega Michele Portoghese, direttore del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale sassarese – consente di mettere a riposo i polmoni del paziente permettendo loro di rigenerarsi e riprendere quindi la loro funzionalità». «L’utilizzo di questo sistema però – ricorda – ha una durata limitata nel tempo e nel 20 per cento dei casi è possibile salvare la vita del paziente». «La condizione clinica del paziente, attualmente in coma farmacologico – conclude Michele Portoghese – è sicuramente critica, ma ci auguriamo che gli organi tenuti a riposo possano riprendere a funzionare».
Si tratta comunque di un risultato importante, perché realizzato per la prima volta nell’isola, in una situazione logistica complessiva molto difficoltosa, che ha messo in luce le capacità e le professionalità dei medici dell’ospedale sassarese. Ad essere coinvolti sono il reparto di Cardiochirurgia, diretto da Michele Portoghese, ed i tecnici della perfusione guidati da Alessio Moretto, la Cardioanestesia, guidata da Guglielmo Padua, e il personale medico e infermieristico del reparto di Rianimazione, diretto da Demetrio Vidili.
A Sassari il macchinario cuore-polmone è stato già utilizzato in altre due occasioni ma per sostenere pazienti con problemi cardiaci. A livello nazionale questo sistema è stato utilizzato in pazienti colpiti da virus A-H1N1, la nota influenza messicana, e nei quali sono subentrate complicazioni di tipo polmonare.
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