Venrdì si è tenuto un vertice in Provincia e il diktat è non abbassare la guardia. Il rischio a lunga scadenza non è solo quello ambientale ma prevede delle ripercussioni nell´industri turistica. E nel frattempo la vendita del pesce cala a picco
«La fase di emergenza ambientale non è ancora finita, vietato abbassare la guardia». È la parola d’ordine del tavolo permanente di coordinamento, riunito venerdì negli uffici del settore Ambiente dell’amministrazione provinciale. L'obiettivo è continuare ad affrontare l’emergenza ambientale provocata dall’incidente dello scorso 11 gennaio, quando è finito in mare un notevole quantitativo di olio combustibile destinato ai depositi della centrale E.On di Fiume Santo.
All’incontro, che si è protratto sino al primo pomeriggio, oltre alla Provincia hanno partecipato i Comuni di Sassari, Porto Torres, Sorso, Castelsardo e Stintino, i tecnici dell’assessorato regionale dell’Ambiente, dell’Arpas e dell’Ispra, il Parco dell’Asinara e la Capitaneria di Porto di Porto Torres. Nel corso della prima fase dei lavori, le istituzioni hanno condiviso la preoccupazione che «se non si risolve del tutto il problema i danni rischiano di essere molto seri, sia sul piano ambientale che dal punto di vista economico», è la posizione degli amministratori locali, dall’assessore provinciale dell’Ambiente, Paolo Denegri, ai sindaci di Sassari e Castelsardo, Gianfranco Ganau e Matteo Santoni, sino ad arrivare agli assessori competenti in materia di ambiente dei Comuni coinvolti.
In particolare si teme «il colpo tremendo che subirà l’industria turistica se non si procede alla svelta per evitare che la cattiva pubblicità prodotta dall’incidente dirotti altrove i flussi turistici». Lo stesso timore aveva indotto il presidente della Provincia, Alessandra Giudici, a chiedere lo stato di calamità naturale, così da assicurare più uomini, mezzi e risorse alle operazioni in corso lungo tutta l’area litoranea. Sul piano ambientale si aggiunge «la paura che gli interventi per eliminare l’olio combustibile dalle spiagge provochino una rimozione eccessiva di sabbia», come spiegano Provincia e Comuni, che già da anni fanno i conti col problema dell’erosione costiera.
Alla seconda parte dell’incontro odierno ha partecipato anche E.On, e i timori e le preoccupazioni si sono trasformati in richieste precise. L’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, fornirà presto informazioni sull’indagine richiesta dal Ministero dell’Ambiente sui fondali e sull’intero ambiente marino della zona interessata dallo sversamento di dieci giorni fa. La stessa E.On ha garantito tempi brevissimi per i piani di caratterizzazione dell’area coinvolta. Nel frattempo il tavolo di coordinamento permanente, che si riunirà ancora nei prossimi giorni, ha chiesto di essere costantemente aggiornato.
Allarme pesca Le imbarcazioni della piccola pesca non escono da giorni e la vendita dei prodotti ittici del Golfo dell'Asinara ha subito un forte ribasso dall'indomani del disastro ambientale. Nonostante il pescato venga controllato dai veterinari, la gente non si fida. E gli operatori chiedono chiarezza sul da farsi: o garanzia sulla fauna marina o divieto dell'attività fino alla conclusione delle operazioni di bonifica e controllo. Il rischio è la psicosi generale che vada a coinvolgere anche le altrè localita balneari del nor Sardegna, Alghero compresa.
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