ALGHERO - L'Italia è un paese per vecchi, la Sardegna ancor di più se si considera il record di centenari. Anche di poveri, visto che una persona su 4 nel BelPaese «sperimenta il rischio povertà o di esclusione sociale». I dati emergono dall'ultimo rapporto Istat presentato lunedì a Montecitorio, ma ancor più dalla realtà di ogni giorno, quella che in parte viene raccontata dai media o che dall'altra si vive sulla propria pelle.
In un decennio - quello 2001-2010 - in cui l'Italia realizza la performance peggiore di crescita nell'Unione Europea (0,2% rispetto alla media di 1,1%), a farne le spese sono soprattutto i giovani e le donne. I primi con un milione e mezzo di posti di lavoro in meno in due anni, le seconde sempre più dipendenti dall'assistenzialismo e meno inserite nei contesti professionali. In Sardegna, il tasso di disoccupazione giovanile arriva al 44,7%, quasi uno su due giovani è senza lavoro. Sarà per questo che ci si prepara già dai tempi della scuola all'idea di trasferirsi rimandando un ritorno sempre più difficile se non si hanno attività o professioni di famiglia da portare avanti, o qualche santo in Paradiso.
Una delle ultime iniziative regionali sul Master & Back - che finanzia lo studio e la specializzazione seguita dal rientro-lavoro nell'isola - sta diventando un privilegio per pochi, anzi pochissimi beneficiari delle borse di studio. Così non resta che il progetto Erasmus (e poco altro), quello promosso dall'Unione Europea per promuovere la mobilità universitaria, prepara alla conoscenza di lingue e culture straniere, mai così utile di questi tempi. "Ai nostri tempi" è la frase che spesso si sente ripetere tra genitori e figli, e che allude a differenze generazionali in cui i primi sono stati più seri, avveduti e capaci dei secondi. Probabilmente si, almeno tra quella che separa la fascia d'età che si affaccia al mondo del lavoro e o che ci sopravvive da almeno 10 anni. Ma la più grande distanza emerge negli sbocchi lavorativi, quelli che c'erano e che oggi non ci sono più. Concorsi pubblici, aziende private, iniziative imprenditoriali: tutto ai nostri giorni diventa sempre più difficile per un giovane che vuole intraprendere una carriera.
Alghero. Poche aziende, una moltitudine di doppioni commerciali senza vere (se non poche) iniziative imprenditoriali, un'edilizia in crisi, ha creato una voragine di disoccupazione, giovanile ma non solo, anche in città. Il turismo ci salverà? Sarà certamente un salvagente per i posti di lavoro e l'indotto che crea, ma la concentrazione dei flussi in un limitato periodo dell'anno rendono il sistema economico locale precario e incerto. E poi non ci sono più le belle stagioni di una volta per tornare alle espressioni fatte, e così vere. Un'amministrazione comunale - ha ripetuto spesso il Sindaco Marco Tedde - non ha tra i suoi compiti quello di creare posti di lavoro. Forse (è opinabile), ma certamente di creare i presupposti affinchè lo sviluppo di un territorio li richieda. Come il recente
bando di Meta, la Fondazione creata da pochi mesi che ricerca 4 figure a tempo indeterminato (un'oasi nel deserto) da inserire nel proprio organico. Un'occasione alla quale hanno creduto un centinaio di persone che hanno presentato la domanda. Che vincano i migliori, da oggi, infatti, s'istruiscono le istruttorie e iniziano le selezioni.