Muore sul nascere la normativa che avrebbe ridotto l´assemblea da 80 a 50 memri. Tensione anche nel Partito democratico, dove il capogruppo algherese punta i piedi e parla apertamente di scelta vergognosa dell´aula. In bilico il ruolo di Capogruppo
CAGLIARI - Da una parte il
Popolo della Libertà, l'
Udc e il
Psd'Az, dall'altra gran parte del
Pd, l'
Idv,
Sel e i
Riformatori: ma non c'è stato verso, anche grazie ai franchi tiratori. E così viene affossata la legge taglia-onorevoli dal Consiglio regionale sardo con un emendamento approvato da una maggioranza trasversale capeggiata dal Centro-destra, che uccide sul nascere la normativa che avrebbe ridotto l'assemblea da 80 a 50 membri.
Sarebbero tra i 5 e 10 i franchi tiratori nel
Partito democratico, che si sono aggiunti (col voto segreto) al Centro-destra col
Pdl in testa, ad esclusione dei
Riformatori. Viene così scritta un'altra brutta pagina di politica autonomistica sarda: fatta di privilegi, in un momento particolarmente delicato per la credibilità di un'intera classe di governo. Niente da fare invece, il segnale all'opinione pubblica è arrivato, ma parecchio distorto.
Mario Bruno. Il Capogruppo del Partito democratico, l'algherese Mario Bruno lo aveva detto chiaramente in aula, spingendo per i 50 consiglieri (1 ogni 35mila abitanti, «più che sufficiente»): «serve un segnale forte». Eppure il segnale non è arrivato: è vergognoso - commenta al telefono con Alguer.it - in Commissione si è proceduto in maniera lineare ma l'andamento dei lavori in Consiglio è proseguito in maniera schizofrenica, fino al voto segreto. Bruno si dissocia apertamente anche dal partito e parla in maniera personale esprimendo un giudizio molto pesante sulla scelta di non ridurre i consiglieri.