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S.A. 24 gennaio 2012
Prostata: terapie virtuose tra Alghero e Sassari
Centocinquanta interventi in quasi dieci anni di attività e di questi 65 realizzati con la brachiterapia nella fase iniziale del cancro alla prostata. Equipe multidisciplinare di cui fa parte Angelo Tedde, primario di Urologia ad Alghero
Prostata: terapie virtuose tra Alghero e Sassari

ALGHERO – Centocinquanta interventi in quasi dieci anni di attività e di questi 65 realizzati con una nuova metodica digitale tridimensionale. Sono i numeri della brachiterapia che, dal 2002 a oggi, ha ottenuto risultati apprezzabili nel lungo periodo e vede lavorare assieme, in maniera sinergica, una equipe multidisciplinare composta da medici e tecnici dell’Asl di Sassari e medici dell’Aou sassarese.

I primi interventi di brachiterapia sono stati effettuati a Sassari nel 2002, nella divisione di Urologia dell'ospedale civile di Sassari, allora diretta da Alfonso Scanu, in collaborazione con l'Urologia dell'ospedale di Alghero. Nel 2008, con la chiusura della divisione di Urologia sassarese, l’equipe è stata completamente rinnovata e ha cominciato a operare all’interno della struttura complessa di Chirurgia dell’ospedale di viale Italia, in collaborazione con il Servizio di radioterapia dell’Aou di Sassari.

La brachiterapia è una tecnica multidisciplinare che prevede la collaborazione dell'urologo, del radioterapista e del fisico sanitario, e rappresenta una soluzione terapeutica alternativa nel trattamento del cancro della prostata in fase iniziale. Il cancro della prostata è una patologia neoplastica che affligge l’uomo dopo i cinquant'anni. Le principali opzioni terapeutiche per la cura sono l'intervento chirurgico di prostatectomia radicale che presuppone l'asportazione totale della ghiandola prostatica, una degenza media di circa 15 giorni, con l'alto rischio di avere incontinenza urinaria e impotenza sessuale. Si aggiunge quindi la radioterapia per fasci esterni, che viene effettuata nella sezione di radioterapia dell'Istituto di Scienze radiologiche, diretto dal professore Gianni Meloni dell'Aou di Sassari. Quindi la brachiterapia interstiziale.

Quest’ultima consiste nel posizionamento, in anestesia generale, di piccoli semi radioattivi all'interno della ghiandola prostatica che distruggono le cellule tumorali della prostata irradiandola. Il tutto avviene in una sola seduta con notevoli vantaggi rispetto alle altre tecniche che necessitano di molti più giorni di impegno per il paziente.
È una metodica mini invasiva e presuppone un ricovero ospedaliero di soli due giorni, non presenta problematiche di incontinenza urinaria né di disturbi dell'erezione.

«A partire dal 2008 – afferma Angelo Tedde, direttore dell’Urologia di Alghero – la tecnica che viene utilizzata a Sassari è stata ulteriormente affinata, attraverso apparecchiature all'avanguardia con tecnologia digitale tridimensionale. Queste ci consentono di posizionare i semi all'interno della ghiandola con precisione millimetrica, ottenendo una copertura terapeutica della ghiandola del cento per cento». L'apparecchiatura, denominata “target scan”, viene utilizzata attualmente in due soli centri in Europa: uno in Inghilterra, l'altro in Sardegna all'ospedale civile “Santissima Annunziata” di Sassari. «Dal 2002 a oggi – riprende Angelo Tedde – sono stati eseguiti 150 interventi di brachiterapia, e di questi 65 utilizzando la nuova metodica digitale tridimensionale su pazienti affetti da tumore della prostata organo-confinati. Attualmente il nostro è l'unico centro in Sardegna che pratica continuativamente tale metodica».

«I risultati con la nuova metodica sono davvero confortanti – prosegue l’urologo –. I controlli clinici e strumentali infatti dimostrano una guarigione clinica dalla malattia neoplastica. Nessuno di questi pazienti ha lamentato perdite di urine e la loro vita sessuale è risultata sovrapponibile al periodo precedente la brachiterapia».
«La nostra speranza è che questa attività di eccellenza continui ad essere supportata per gli aspetti tecnici, oltre che per quelli logistico-organizzativi. Ci piace sottolineare il fatto che rappresenti un virtuoso esempio di come unità disciplinari, che fanno riferimento alla Asl e all’Aou, riescono a collaborare e ottenere il miglior trattamento possibile per il paziente affetto da malattia oncologica prostatica», conclude Angelo Tedde.
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