Luigi Coppola
13 aprile 2005
Il Vocalese di Janis Siegel, voce solista dei Manhattan Transfer
Applausi del pubblico per la singer di Brooklin. Sul palco Alan Pasqua al piano, Darek Oles e Steve Hass

SASSARI – Serata d’essay al Teatro Verdi di Sassari, martedì dodici aprile. Per il terzo appuntamento della rassegna canora al femminile, Voci di Donna 2005, il concerto di Janis Siegel, la più autorevole jazz singer dei Manhattan Transfer. Di una semplicità disarmante, accompagnata dall’onnipresente Alan Pasqua, eccelso pianista della formazione, ci riceve nel suo camerino pochi minuti prima di calcare la scena. E’ la prima volta che canta da solista in Sardegna? Che cosa pensa del pubblico italiano e com’è andata questa tournee? «…Si, è la prima volta che vengo da sola. E’ stata un’esperienza fantastica. C’è molto transfer con il popolo italiano. Ama la nostra musica americana e c’è molto sentimento e trasporto nei concerti italiani…» – La scorsa settimana ha cantato in Sicilia (Etnafest a Catania) pochi giorni dopo la morte del Santo Padre. Come ha vissuto questo momento? – «…Ho cantato a Roma il giorno prima che il Papa morisse. E’ stato un momento unico: tanta, tantissima gente ed una partecipazione enorme…» - Che differenza fa suonare da sola o con i Manhattan? Quando è per lei più bello? – «…In entrambi i casi. Con i Manhattan c’è una grand’armonia, un’espansione. Mi capita spesso di fare concerti da sola ed è sempre un emozione forte, uguale…».
Una prefazione jazz per solo piano, contrabbasso e batteria introduce l’artista sul palco, brillante anche nell’abbigliamento di una luminosa camicia di seta. Uno spettacolo nello spettacolo, i pezzi al piano d’Alan Pasqua. Indissolubile il sodalizio artistico con il pianista. Citato otto volte da Janis, attira altrettanti scrosci d’applausi dal parterre. Alterna estensioni vocali da brivido a fraseggi americani col pubblico che le consentono anche brevi riposi per le sue corde vocali, inverosimilmente flette. Riesce a far parlare Alan in italiano, solo per ricordare la vendita dei dischi nell’hall del teatro, effervescente nel brusio divertito. Va letteralmente in visibilio la platea, quando la rapsodia contrabbasso di Darek Oles e i drums di Steve Hass, hanno un effetto quasi ipnotico. La vocalità di Janis tramuta in tromba, la voce è suono, il suono è jazz, puro, primordiale, improvvisato. L’umiltà scenica esalta il gruppo nell’acuto sonoro. Più volte la cinquantatreenne singer, si ritrae sull’estremo lato destro (come nella foto), volendo quasi uscire dalla scena, per dare maggiore visibilità alla gittata sonora dei superbi musicisti. Il congedo finale non può che significare un’ovazione unanime di un entusiasmante successo.
Nella foto: Janis Siegel con i musicisti
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