Il Quotidiano di Alghero
28 aprile 2012
EDITORIALE| «Indovinela Grillo»
L´editoriale di Alguer.it

«Indovinela-Grillo»: chi conosce le poesie in dialetto romanesco del grandissimo Giuseppe Gioachino Belli non può non aver capito a chi si riferiva l’intemerata di Giorgio Napolitano contro il «demagogo di turno». E infatti Beppe Grillo gli ha subito risposto sentendosi colpito ma non affondato. Ne è nato un parapiglia che rivela il profondo malessere di cui soffre l’intera vita politica italiana. Questo è infatti il vero indovinello: quanti voti prenderanno le liste dei candidati del Movimento Cinque Stelle? Queste elezioni comunali, man mano che si avvicinano le date degli scrutini, sono già andate al di là dei confini municipali. Il loro risultato sarà ora molto più di un semplice sondaggio dal vero. La crisi della «casta» e le mancate risposte della politica di fronte alla diffusione geografica e partitica della «malapolitica», fanno temere un tracollo paragonabile alla crisi provocata da Tangentopoli. Allora dal cilindro della storia saltò fuori inatteso il partito di Berlusconi, un dilettante dello spettacolo, pessimo barzellettiere e banale chansonnier, inguardabile attore.
Grillo invece è un professionista, un comico di razza, attore di qualità, battutista feroce che minaccia un nuovo qualunquismo di natura più sottile e insidiosa. Punta tutto su un voto di opinione, scalzando la posizione di rendita occupata dall’Italia dei Valori da una parte e dall’altra puntando a fornire un nuovo contenitore per la cultura dell’antipolitica su cui ha prosperato la Lega. Fino a prendersela con gli incolpevoli migranti. Anche la campagna silente della candidata di Grillo ad Alghero, Giorgia Di Stefano, tutta giocata fuori dai sistemi tradizionali di ricerca del consenso, tutta puntata sul voto di opinione, una marcia a fari spenti che sicuramente produrrà non pochi turbamenti e persino qualche clamorosa sorpresa. Già, «Indovinela-Grillo»: a danno di chi? Fra i candidati al Municipio chi sarà danneggiato dal «quoziente» Cinque Stelle? Massimo D’Alema si è subito esposto, con la sua consueta intelligenza delle cose della politica, spiegando che Grillo si finge di sinistra ma è di destra come il peggiore dei qualunquisti.
Anche Di Pietro, preoccupato per il suo tesoretto di voti di opinione, ha lanciato l’anatema contro il comico televisivo. Il sonno della politica genera mostri si può dire parafrasando Goya (la battuta originale non è di Vukic): potrebbe succedere ad Alghero, se i due schieramenti dovessero ignorare le insidie rappresentate dal crollo verticale della fiducia degli italiani nella politica che ci governa. Senza distinzione fra maggioranza e opposizione, fra tecnici e politici, fra Berlusconi e Bersani, fra Bossi e Di Pietro. A raccontarlo così sembra un po’ fantapolitica municipale. Ma proviamo a farci un’altra domanda indecente: che cosa può succedere se una consistente percentuale di elettori non dovesse e non volesse più distinguere fra Lubrano e Marinaro? Rispondere che non sarebbe poi così difficile è una battuta troppo facile.
È urgente allora che queste distinzioni siano chiare sia a chi deve ancora decidere così come a chi ha già deciso, ma pretende di vedere con chiarezza confermata la sua scelta. C’è un altro incubo che imperversa nelle notti dei protagonisti della campagna elettorale: il voto disgiunto. Chi riuscirà a trarne il maggior vantaggio? L’argomento è specioso, pieno di insidie e fitto di chiacchiere e pettegolezzi. Vale la pena perciò dedicargli tutto lo spazio necessario per cercare di sviscerarlo in profondità. Oggi la facciamo più breve. Ma vogliamo lo stesso chiudere con le stesse parole, uguali uguali, che andiamo ripetendo inascoltati di settimana in settimana. Post Scriptum. Segnaliamo a voi lettori, che siete anche elettori, come nessuno dei candidati, ma nemmeno l'ex sindaco, assessori e consiglieri, abbia dato corso alla nostra proposta di rendere pubblici i loro redditi, così come hanno fatto i ministri, volontariamente, e i parlamentari, per legge. Che sia questo il modo migliore per battere il «demagogo di turno»?
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