Marco Vuchich
20 gennaio 2003
Caso Giordo, ci fu la volontà di modificare la destinazione d´uso
Questa la tesi dei giudici del Tribunale del Riesame che citano le delibere dell´amministrazione Baldino, consapevoli della "sdemanializzazione" dell´intera are

La vicenda dell’area Giordo sembrerebbe finalmente giunta ad un punto di svolta, non tanto per l’ordinanza del Tribunale di Sassari relativa al dissequestro del cantiere della Sofingi srl, bensì per la presa di posizione degli stessi giudici del primo collegio della sezione penale, dott. Pilo, dott. Vecchione e dott. Delogu, che hanno sentenziato l’infondatezza dellaviolazione degli articolo 826 e 828 relativi alle norme che regolamentano l’assetto giuridico dei beni patrimoniali indisponibili degli enti pubblici che, secondo l’accusa, sarebbero state violate dal Comune di Alghero. Ora la sentenza del Tribunale del Riesame così afferma: “... Non può farsi a meno di rilevare che l’amministrazione, mediante il voto favorevole del Consiglio comunale (verbale n.12 del 19 marzo 1999), decise un piano di intervento inerente la ristrutturazione urbanistica dell’area comunale compresa tra le vie Cagliari, Mazzini e Lo Frasso. L’amministrazione dispose di realizzare nell’area in questione (pubblica), inserita nel piano particolareggiato del centro storico come zona di ristrutturazione urbanistica, con le destinazioni di residenza, terziario, commerciale, parcheggi sotterranei, spazi per attività pubbliche, ”Un intervento - si cita la delibera comunale - complesso quale quello di cui alla bozza di bando informale allegata, da affidare al soggetto privato che risulterà vincitore di apposita proceduta ad evidenza pubblica”. Nella stessa delibera - continua la sentenza del Tribunale - venne previsto che l’area avrebbe dovuto essere ceduta in proprietà ad operatori privati e che l’amministrazione avrebbe dovuto ricevere in permuta una porzione di immobile comprendente almeno 300 posti auto ad uso esclusivo, lasistemazione delle aree non interessate al sedime dell’edificio privato e la proprietà delle stesse, la realizzazione di una palestra pubblica in altro terreno di proprietà comunale”.
In poche parole i giudici hanno individuato negli atti dell’amministrazione Baldino la volontà di “sdemanializzare” l’area Giordo. A questo proposito viene richiamata anche la delibera di Giunta n.600 del 30 dicembre 1999, in cui l’amministrazione ha disposto il mutamento della destinazione d’uso dei beni pubblici (immobili che ospitano la palestra e una parte della scuola materna), con la conseguente volontà di cessazione della destinazione di quei beni al particolare servizio pubblico.
E’ evidente che, secondo la sentenza, nè l’amministrazione Tedde nè la Sofingi abbiano commesso reati a loro imputabili, ma che il “danno”, se così può essere chiamato, è stato commesso a monte, negli atti formali dell’allora amministrazione comunale.
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