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S.S. 7 dicembre 2013
“Sa limba” è come “s’istrumpa”
La presentazione del libro di Piero Frau è l’occasione per evidenziare le forti analogie tra la lingua sarda e l’antica lotta dei “gherradores”. Questo “sport” trovava varianti in ogni paese, poi codificate in un regolamento comune
“Sa limba” è come “s’istrumpa”

Borutta – «La lingua sarda è come “s’istrumpa”, è una lotta. Una lotta dalla quale può prendere esempio per sopravvivere». È questa la sottile comparazione posta in essere da Tonino Bussu durante la presentazione del libro di Piero Frau sull’arcaico “sport dei gherradores”, che ha riscaldato gli animi tanto da diventare la chiave del dibattito sul “sardo” al primo appuntamento con LiteraduraLimba 2013 a San Pietro di Sorres.

«Ogni paese in passato aveva le sue regole di combattimento - ha spiegato ieri Frau – regole non scritte che variavano a volte anche nella stessa borgata: il corpo a corpo con abbraccio, la presa a braccia tese, in altri casi alla cinghia. Ma dalla metà degli anni Ottanta abbiamo iniziato a stabilirne i regolamenti, in modo tale che potessero andare bene per tutti. Non è stato facile - ha continuato il docente di Ollolai - perché ognuno tirava l’acqua al suo mulino». In sostanza, ognuno preferiva la variante di lotta a cui era più abituato, forse perché gli permetteva di emergere.

E nella lingua sarda? Diego Corraine, editore di Papiros, ha voluto dire la sua: «In ogni paese s’istrumpa non solo si giocava in maniera differente, ma aveva spesso denominazioni differenti. Lo stesso succedeva e succede nell’espressione linguistica, perché la parlata di ogni luogo ha delle differenze singolari. Ma credete a me, sono maggiori le somiglianze – ha detto ancora Corraine - Per salvare e promuovere questo sport è stato necessario un percorso di recupero delle norme. Così dovrebbe avvenire anche con la scrittura della lingua sarda».

All’introduzione di Maria Doloretta Lai e di Michele Pinna dell’Istituto Camillo Bellieni, hanno fatto seguito gli interventi dei sindaci di Borutta, Thiesi e Torralba che, dopo un’iniziale titubanza hanno preso parola anche loro in sardo, sorprendendo soprattutto se stessi per una singolare competenza che non credevano di avere. «È la dimostrazione che l’idioma isolano può essere utilizzato appieno non solo nell’ambito familiare – ha affermato l’esperta Daniela Masia - ma anche nell’ufficialità dei discorsi pubblici, con un po’ di perizia e di pratica certo, ma soprattutto, con il coraggio e la volontà di provarci». Grande la partecipazione di pubblico alla Mostra dei libri e alla degustazione dei prodotti tipici, con il piacevole sottofondo musicale del “Coro di Borutta” e del “Lu coru di Sassari”.



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