Luigi Coppola
24 dicembre 2005
I Miti di Partenope nel Natale sassarese
Al teatro Verdi Almalatina chiude la rassegna “NonSoloClassica” 2005. Uno straordinario viaggio nei Classici della Canzone Napoletana incarnata nella voce solista di Maria Ausilia D’Antona. Fra i musicisti, l’elogio al mandolino con Valdimiro ed Emanuele Buzzi, nipoti del Maestro Giuseppe Anedda

SASSARI - Il pubblico che occupa metà della capienza del teatro Verdi, cresce, raddoppia e canta. Al termine sarà tutto "napoletano": I cori di "Ohi Vita" e "Funiculì Funiculà" valgono i decibel da tutto esaurito, anche di più. Non poteva essere diversa, la meta del fantastico viaggio nei classici miti di Partenope. L´ultimo concerto del cartellone invernale NonSoloClassica" 2005, allestito da Cooperativa "Teatro e/o Musica", vive nella voce soprana di Maria Ausilia D´Antona e l´ensamble orchestrale a corda che compone Almalatina. Riduttivo pensare ad un semplice concerto lo spettacolo realizzato dal gruppo partenopeo. Una storia che nella Musa della Sirena del Golfo, Partenope e nei tipici pizzichi alle corde di mandole e mandolini, assume il fascino ed il mistero della leggenda. Racconta di una città dove dal remoto Duecento ai nostri giorni "Il Canto di Partenope" vive in mille modi e sfaccettature per tramandare anche le cose più semplici. Una molteplicità di suoni e canti, balli e tarantelle al punto da rendere necessario un editto nel XVII° secolo per limitarne l´invasiva diffusione. La voce narrante s´alterna a quella canora: sempre la stessa, splendida da soprana nella giovane Maria Ausilia D´Antona. Con l´ensamble di cui è voce solista (anche strumentista alla mandola), vanta un palmares internazionale che ha portato la Canzone Classica Napoletana al riconoscimento ufficiale come patrimonio universale della cultura. Lo spettacolo si divide in due parti cronologiche, un nuovo e vecchio testamento, accostando i testi cantati e suonati, ad un’immaginaria bibbia della canzone. Così "Michelemmà" è il primo brano risalente al 1600. Evoca nella tarantella, una danza magica e rituale adottata da una bella ischitana per fronteggiare il pericolo d´invasione dell´isola, minacciata dai pirati. "Calascione" è una calascionata, suonata appunto col particolare strumento a corda dell´epoca che ne rendeva facile e popolare l´ascolto ed il canto. Avanzano i secoli e arrivano i grandi autori. Dopo "Fenesta vascia", malinconica serenata di uno sfortunato acquaiolo, preda di un amore non corrisposto, "Cicerenella" è una danza costruita su una filastrocca d´ispirazione popolana. Con la fine dell´Ottocento termina anche il primo tempo dello spettacolo. De Leva e Di Giacomo scrivono a quattro mani "E spingule francese", una romanza ballad, le cui origini, risalenti al 1500, produssero svariate versioni, da farne l´antesignano di un tormentone pop. Questa di Almalatina, per soli strumenti, ne interpreta una recente edizione del 1970 redatta da Ennio Morricone. Sciolgono le vene le "voci" delle corde ed il rullante della batteria. Due nomi d´arte risaltano fra i musicisti. Valdimiro ed Emanuele Buzzi (incantano la scena rispettivamente alla mandola e mandolino),sono nipoti del Maestro sardo Giuseppe Anedda, storico mecenate dello strumento a corde, cuore e passione della musica napoletana. Completano l´acustica: il contrabasso del Maestro Walter Planamante, le chitarre d´Andrea Rassolla e dell´altro Buzzi, Costantino, le percussioni & batteria di Andrea Bonioli. Incalza la seconda parte del programma con i classici del Novecento, il cuore d´Almalatina. La platea infiamma: in coro per il ritornello "...io te voglio bene assaje e tu nun pienze a mmè...". Ferdinando Russo fu fine poeta di Napoli. Da una disputa linguistica con gli "stranieri" D´Annunzio e Tosti, nacque una romanza in versi, dedicata ad una donna non più giovane: "A Vucchella". Ancora una "Tarantella di Piedigrotta" in versione strumentale, prima di approdare al clou. "Reginella", "Era de Maggio", "A Marechiaro", una batteria di "fuochi" che accalora i cori di tutti i presenti: platea e loggioni. Giovanni Ermete Gaeta in arte E.A.Mario, descrive con ardore tutto meridionale, un amore finito in "Canzona Appassiunata" per poi rallegrare gli animi con i "Duie Paradise". Ancora Cioffi e Pisano con "Na sera e maggio", senza dimenticare "Chiove", capolavoro di L. Bovio, dedicato alla più grande interprete femminile dell´epoca Elvira Donnarumma, consumatasi in una lunga malattia. Sono volate due ore ma continuano le richieste di bis: "O Sole mio", "Torna a Surriento", "Reginella" e tante altre. Sono oltre 8 mila i brani classici, si giustifica Maria Ausilia "...impossibile cantarli tutti..." e "assediata" ancora dal pubblico che vuole restare, frena in vernacolo: "....nu poco a vota...!" (un pò per volta). Tra i ritornelli di una jazzata “O Sole mio”, il congedo della prima volta a Sassari, il generoso ringraziamento al pubblico: da ricordare.
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