Monica Caggiari
29 dicembre 2005
Il "Vivaldi profano" chiude ad Alghero i Concerti di Natale della "Orchestra Karalis Antiqua Musica"
Il secondo appuntamento con l’iniziativa “Concerti Barocchi nella Città Regie”, a cura dell’Orchestra Karalis Antiqua Musica, che segue di una settimana la prima serata, svoltasi nella Chiesa del Carmelo, ha offerto numerosi spettatori un breve, ma intenso excursus nella produzione profana di Antonio Vivaldi

ALGHERO - Scenario della serata di musica classica la Chiesa di San Francesco, che nonostante un acustica non impeccabile, ha garantito un’atmosfera eccellente per le opere proposte dai musici della Capella Musicae con Venetian Delights. I cinque componenti, Ruth Unger al flauto dritto e flauto traverso, Isabelle Serrano al violino barocco, Susanne Scholz alla viola, Antoine Ladrette al violoncello barocco e Paola Erdas al clavicembalo, guidati dal maestro di concerto Dario Luisi, anch’egli al violino barocco, si sono cimentati su strumenti originali del periodo barocco. Notevole è stata poi l’esibizione di Ruth Unger, che, come d’abitudine facevano i musici dell’epoca, ha eseguito i brani per flauto, alternando l’utilizzo del difficile traversiere barocco con il flauto dritto. Una capacità notevole dimostrata egregiamente, che insieme alle doti degli altri cinque componenti ha incantato gli spettatori. Ad aprire il concerto, introdotto da Luisi che ha spiegato l’utilizzo dei preziosi strumenti, originali del barocco, è stato un inedito “Concerto Ripieno Del Vivaldi à 4”, tratto da un manoscritto della Biblioteca Nazionale di Torino. Quindi è stata la volta de “La Notte”, concerto 1 dell’Opera Decima. Altrettanto successo ha riscosso il concerto successivo, le “20 Variazioni sul tema di Follia”, dell’Opera Prima. Il concerto n° 4 per Flauto dolce, dell’Opera Decima e ancora il “Concerto” ancora inedito e tratto sempre dal manoscritto torinese, hanno concluso l’excursus, ma non la serata, che i musicisti, gratificati dai calorosi applausi dei numerosi presenti, hanno voluto concludere col delizioso “Canone” di Johann Pachelbel.
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