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A.B. 4 giugno 2014
Pianoforte: a Cagliari il recital di D’Auria
Il recital della pianista salernitana, nel cartellone della Stagione Concertistica 2014 degli Amici della Musica di Cagliari, al MiniMax, si aprirà nel segno di Domenico Scarlatti, grande clavicembalista e compositore partenopeo, uno dei maestri dell´Età Barocca
Pianoforte: a Cagliari il recital di D’Auria

CAGLIARI - Le audaci invenzioni armoniche ed i raffinati virtuosismi delle Sonate di Domenico Scarlatti (in particolare, la “Sonata in Sol maggiore K.470” e la “Sonata in mi minore K.394”) riecheggeranno domani, giovedì 5 giugno, alle ore 20.30, al “MiniMax”, il “Ridotto del Teatro Massimo” di Cagliari, in Via De Magistris: il recital della pianista salernitana Elisa D'Auria, nel cartellone della “Stagione Concertistica 2014” degli “Amici della Musica” di Cagliari, si aprirà nel segno del grande clavicembalista e compositore partenopeo, uno dei maestri dell'Età Barocca.

L'artista sfoglierà poi pagine emblematiche del Romanticismo in musica, a partire dalla splendida “Sonata in La maggiore n.28 op.101”di Ludwig Van Beethoven, datata 1816 e dedicata alla baronessa Dorothea Von Ertmann, pianista di grande talento, una delle allieve preferite del grande compositore tedesco. Incipit sorprendente e lirico (un po' vivace e con il sentimento più intimo), quasi un'unica variazione intorno ad un unico stato d'animo, quasi con carattere di preludio; poi il Vivace alla marcia, tempo guerriero che si smaterializza in una fantasia timbrica e ritmica estesa a tutti i registri della tastiera, internamente contraddetta dalla cantabilità del Trio; segue l'Adagio ma non troppo con affetto del terzo movimento, quasi un dialogo interiore che riconduce al tema iniziale; ed infine una scala discendente e una serie di trilli, portano al cuore del contrappuntistico e avvincente Allegro finale (Presto, ma non troppo, e con decisione). La partitura della Sonata n.28 op.101 è strutturata in quattro movimenti, con titoli in tedesco, più esplicativi dei corrispettivi in italiano: “I. Etwas lebhaft, und mit der innigsten Empfindung” (Un po' vivace e con il sentimento più intimo), corrispondente a un Allegretto, ma non troppo; “II. Lebhaft. Marschmäßig” (Vivace alla Marcia) in Fa maggiore; “III. Langsam und sehnsuchtsvoll” (Lento e pieno di ardente ispirazione), ovvero Adagio, ma non troppo, con affetto (in La minore); e “Geschwinde, doch nicht zu sehr und mit Entschlossenheit” (Presto, ma non troppo, e con decisione) traducibile in un Allegro.
Il primo movimento, improntato a un certo lirismo, ha forma tripartita e si sviluppa intorno due idee musicali strettamente connaturate, quasi un dialogo, più che una contrapposizione tra i diversi temi, dove all'esposizione iniziale segue una seconda parte di grande sensibilità e forza espressiva, e la chiusa finale, in una perfetta e mirabile architettura, nel cui primo tema Wagner ravvisava il modello ideale della “melodia infinita”. Il ritmo guerriero del secondo movimento irrompe dopo la quiete iniziale, con un brusco cambio di tonalità che sembra sottolineare un mutamento drammatico; il Vivace alla Marcia include, in un intrigante gioco di contrasti, il Trio sviluppato in forma di canone, con un respiro più intimistico, quasi riflessivo. L'Adagio ma non troppo, sembra riproporre il primo tema, per poi lasciarlo in sospeso; con la reiterazione dell'inciso, che volge in acuto, acquista nello sviluppo una sorta di “romantica indeterminatezza”, per poi reintrodurre l'incipit con l'ultima cadenza. Nel Presto, dopo un rimando al primo movimento, una scala discendente culmina in una serie di trilli, preludio al tema, con uno sviluppo contrappuntistico, poi una citazione della fuga conduce ai vibranti accordi finali.

La seconda parte del concerto di D'Auria inizierà sulle note di“Isoldens Liebestod” (“Morte d'amore di Isotta”) di Franz Liszt,trascrizione pianistica dell'intensa e struggente scena finale del“Tristano e Isotta” di Richard Wagner: la“trasfigurazione” dell'eroina romantica, in un'estasi di amore e morte, tra sublime felicità e insostenibile dolore, diventa una magnifica e virtuosistica partitura, in cui lo strumento a tastiera si sostituisce o meglio diventa orchestra, e restituisce la meraviglia del canto. Liszt firma anche la suggestiva partitura della “Légende n.2-St. François de Paule marchant sur les flots” (“Il passaggio sulle onde”), ispirata al racconto di un episodio della vita di San Francesco da Paola (che fa da pendant a “St. François d'Assise. La Prédication aux oiseaux”, ovvero “La predicazione agli uccelli del Santo di Assisi”). L'iconografia di un dipinto di Steinle si traduce in una musica evocativa, in cui affiora la tensione spirituale: il miracolo dell'incedere del Santo sul mare in tempesta culmina nella luminosa e travolgente emozione di una visione mistica. Il recital si concluderà con la magnifica “Polonaise-Fantasie” in la bemolle maggiore per pianoforte, op.61di Fryderyk Chopin, opera di rigorosa e complessa architettura, tra moderne intuizioni armoniche e timbriche disseminate in una pluralità di idee musicali, a disegnare cangianti stati d'animo, ed una scrittura di assoluto virtuosismo. Nel ritornare ad un genere a lui caro, Chopin trasforma la danza in un poema dove la dimensione intimistica e la malinconia dell'esule si trasfigurano in una nuova chiave espressiva, di risonanza quasi epica.

Nella foto: Elisa D’Auria
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