Pierpaola Pisanu
21 marzo 2006
Soru caccia il re del formaggio Vendesi Surigheddu e Mamuntanas
Dopo anni trascorsi tra alterne vicende e continui intoppi burocratici per l’affidamento temporaneo delle due tenute, ora la Regione ha deciso un netto cambio di rotta

ALGHERO - All’asta le aziende agricole di Surigheddu e Mamuntanas. Dopo anni trascorsi tra alterne vicende e continui intoppi burocratici per l’affidamento temporaneo delle due tenute, ora la Regione ha deciso un netto cambio di rotta. Lo scorso 8 marzo la giunta di Renato Soru ha dato un colpo di spugna ai provvedimenti precedenti con cui veniva assegnato per 30 anni il compendio di Surigheddu alla ditta Fratelli Pinna di Thiesi. La revoca dell’aggiudicazione è supportata da una serie di ragioni: in sostanza le procedure di gara non rispondono più ai criteri di interesse pubblico in quanto «sono in contrasto con i mutati indirizzi politico - amministrativi in tema di gestione del patrimonio regionale, di tutela paesistica, ambientale, e di valorizzazione di beni particolarmente significativi sotto il profilo storico -culturale», recita la delibera con cui la giunta Soru modifica quella risalente al 18 luglio 2000 nella parte in cui veniva esclusa l‘alienazione delle tenute agricole. Il precedente provvedimento è stato inoltre revocato in merito alla mancata previsione di specifici parametri paesistici e ambientali cui le aziende avrebbero dovuto attenersi nel formulare la loro proposta di sfruttamento economico del sito. Infatti il bando pubblico aveva lasciato piena libertà ai concorrenti nella predisposizione del piano di utilizzo degli immobili e del relativo terreno. La gara per affidare i 400 ettari di Mamuntanas era andata deserta. Mentre per quanto riguarda l’assegnazione trentennale della tenuta di Surigheddu, l’idea vincente era risultata quella dei Fratelli Pinna. L’industria lattiero - casearia aveva battuto l’ipotesi di un allevamento di struzzi avanzata dalla Dipenta di Ortacesus con cui attualmente ci sono ancora dei contenziosi in corso. Ma per l’esecutivo regionale, «le offerte pervenute contemplano ipotesi di sfruttamento del compendio molto distanti dalle destinazioni economico - produttive tradizionalmente proprie dell’azienda agricola». Non tengono cioè conto delle specificità ambientali del terreno su cui insiste la tenuta, né le sue peculiarità storico -culturali, né la sua rilevanza socio - economica. Il bando di gara così come è stato formulato, lasciando ampia discrezionalità nel presentare le proposte, ha consentito l’elaborazione di proposte progettuali che l’attuale amministrazione regionale giudica carenti e con interventi che potrebbero rivelarsi dannosi, in quanto vengono prospettate ipotesi di utilizzo del bene in contrasto con i tradizionali assetti colturali e produttivi dell’azienda agricola introducendo «colture e attività che niente hanno a che fare con il sistema produttivo del territorio». Da considerare poi la valenza storica delle due aziende agricole. In entrambe sono presenti manufatti che non vengono citati nei piani economici. Nonostante costituiscano una preziosa testimonianza delle precedenti forme di utilizzazione. Lo stop definitivo alla procedura per la stipula del contratto di concessione trentennale per i 750 ettari di Surigheddu, intende vincolare eventuali soluzioni progettuali all’impegno di tutelarne la valenza. Le due tenute saranno vendute al miglior offerente, purchè si attenga ai parametri di salvaguardia fissati dalla giunta Soru nel rispetto della storia dei luoghi: «Per non disperdere le testimonianze di una cultura materiale che fin dagli ultimi anni dell’Ottocento con la Cooperativa agricola italiana, si è fatta carico di rendere produttivi ed utili per l’economia del territorio i terreni di proprietà dell’azienda agraria di Surigheddu».
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