S.I.
20 gennaio 2015
Cinema d´autore al Moderno di Sassari
Grandi aspettative in città per l’annunciata trasformazione del cinema Moderno in multisala. In attesa della realizzazione della struttura, prevista per il prossimo autunno, ecco la rassegna “Cinema d’autore”, in programma per quattro mercoledì

SASSARI - Grandi aspettative in città per l’annunciata trasformazione del cinema Moderno in multisala. In attesa della realizzazione della struttura, prevista per il prossimo autunno, ecco la rassegna “Cinema d’autore”, in programma per quattro mercoledì. Pellicole della stagione in corso che stanno riscuotendo ottimo successo malgrado non abbiano effetti da videogame o vedano come protagonista il comico televisivo di turno. Si parte domani 21 con “Pride” di Matthew Warchus, premiato a Cannes e caso cinematografico dell’anno. Basato su una storia vera, il film è ambientato durante lo storico sciopero dei minatori inglesi del 1984, in piena era Thatcher.
Alcuni attivisti del movimento gay decidono di aderire alla protesta e di raccogliere i fondi per gli scioperanti di un villaggio del Galles. I lavoratori accolgono l’iniziativa con diffidenza, imbarazzati dall’avere a fianco lesbiche e gay. Ma l’incontro fra i due mondi, difficile se non esplosivo, si trasformerà in solidarietà e in un’amicizia esilarante e commovente. Tre proiezioni (ore 17, 19:15, 21:30), biglietto 5 euro, abbonamento 4 film 15 euro. Facebook sassaricinema.
Il 28 gennaio sarà la volta di “Jimmy’s Hall”, pellicola di Ken Loach dedicata alla storia di Jimmy Gralton, che negli anni ’20 in Irlanda riapre una vecchia sala da ballo dove i ragazzi si divertono e discutono, osteggiati dalle autorità. Il 3 febbraio toccherà a “Big eyes” di Tim Burton, l’incredibile storia vera del successo di un pittore (il doppio premio Oscar “tarantiniano” Christoph Waltz) i cui quadri, in realtà, erano realizzati dalla moglie. Infine, il 10 febbraio, “Ungry hearts” di Saverio Costanzo, pellicola che ha fruttato ai protagonisti Adam Driver e Alba Rohrwacher il premio per la migliore interpretazione all’ultimo festival di Venezia. Una storia d’amore e genitorialità che degenera in un incubo di ossessioni claustrofobiche.
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