|
Sergio Ortu
19 maggio 2006
Serve compromesso tra sviluppo turistico-balneare e gestione ambientale
Una Direttiva europea classifica gli ambienti dunali costieri collegati alle spiagge e ai depositi di posidonia habitat prioritari

ALGHERO - Anche i depositi di posidonia oceanica sulla spiaggia, le cosiddette banquettes, sono ecosistemi preziosi da salvaguardare. E’ emerso ancora una volta in un convegno dal titolo “Posidonia oceanica, rifiuto o risorsa per i litorali?Problematiche a confronto”, organizzato dall’”A.S.A.P Mare & Ambiente”, l’associazione laureati in scienze ambientali e delle produzioni marine del polo universitario algherese. La Posidonia oceanica è una pianta superiore marina a tutti gli effetti, una fanerogama marina presente esclusivamente in Mediterraneo, bacino nel quale ha trovato le condizioni ambientali ottimali. Distribuita a profondità comprese tra 0 e 40 metri, colonizza ampie aree dei fondali mediterranei formando vere e proprie praterie sommerse le quali costituiscono una delle componenti fondamentali dell’equilibrio e della ricchezza dell’ambiente litorale costiero. Il loro significato ecologico, si è detto nel corso del convegno, è dato dal fatto che le praterie garantiscono una produzione di biomassa elevatissima, circa 38 tonnellate annue di sostanza secca per ettaro, decisamente superiore alle grandi colture agrarie. Tale caratteristica pone la Posidonia alla base di una complessa rete trofica e la produzione è tale da farla ritenere la più forte concentratrice di materia vivente del Mediterraneo. Per valutare l’importanza ambientale si consideri che un mq di prateria è in grado di produrre giornalmente 10/15 litri di ossigeno. Nella prateria sono rappresentati quasi tutti i gruppi zoologici, 400 specie vegetali e circa mille specie animali, hanno spiegato gli zoologi Marco Casu e Marcella Carcupino del Dipartimento di Zoologia e Genetica evoluzionistica dell’ateneo sassarese. In tempi passati le banquettes, così si chiamano i depositi di posidonia che si formano sulla spiaggia erano considerati parte integrante del paesaggio costiero, ha evidenziato Andrea Cossu del Dipartimento di Botanica ed ecologia vegetale, se ne conoscevano già allora alcuni aspetti positivi e la convivenza era tollerata. Erano poi praticate molteplici attività di utilizzo delle foglie spiaggiate. Quali realizzazione di materiale isolante termico ed acustico, imbottitura di materassi e cuscini, materiale da imballaggio, ammendante naturale e materiale per la formazione di suolo. Oggi tutto ciò è praticamente impedito dalla classificazione dei depositi di posidonia come “rifiuto speciale” e come tale da conferire in discarica. Un errore enorme se si pensa che esiste addirittura una Direttiva europea che classifica gli ambienti dunali costieri collegati alle spiagge e ai depositi di posidonia habitat prioritari. E’ necessario dunque un compromesso tra necessità di sviluppo economico del comparto turistico-balneare e la corretta gestione ambientale. Un compromesso che deve essere attuato conoscendo a fondo il problema e quindi l’enorme significato ecologico della posidonia dentro e fuori dall’acqua per la stabilità ecosistemica delle fasce costiere in particolare quelle sabbiose. A tal proposito Lorenzo Chessa della Facoltà di Agraria ha illustrato i risultati emersi da una ricerca per l’individuazione di soluzioni alternative allo smaltimento in discarica.
Nella foto un momento del convegno
|