Pierpaola Pisanu
23 maggio 2006
«Corallo di Alghero? Arriva da Torre del Greco»
Ieri incontro nel salone della Mercede tra i pescatori e l´assessore regionale per la Difesa dell´ambiente Dessì. Poche le speranze che venga modificata la delibera regionale che impone dal 2007 la pesca del corallo

ALGHERO - I rametti rossi il turista li deve poter osservare nel loro habitat naturale. Non nelle vetrine delle gioiellerie del Corso. Ma i pescatori del prezioso polipo non condividono affatto la visione contemplativa che sembra permeare le recenti disposizioni regionali in materia di pesca del corallo che puntano a ricreare paesaggi da Mar Rosso nei fondali della costa catalana. Un coro di disapprovazione si è levato tra i corallari ieri, alle parole dell’assessore regionale per la Difesa dell’ambiente Tonino Dessì, intervenuto nella sala della Mercede ad un dibattito organizzato da Progetto Sardegna: «Questa risorsa si è rifugiata in nicchie profonde, non è più fruibile sotto il profilo turistico». A giudicare dalla reazione dei pescatori, il modello Sharm el Sheik, dove la barriera corallina garantisce tutto l’anno flussi di amanti della subacquea e dello snorkeling, però non potrà garantire loro la pagnotta. Ma il rappresentante regionale non condivide i paventati disastri economici: «Non ditemi che esiste un indotto perché non ci credo – ha ribattuto – o volete convincermi che non è corallo acquistato da Torre del Greco quello esposto nelle vetrine? La categoria è fatta da sedici barche e trentadue marinai». Polemiche a parte sembra siano stretti i margini di modifica della delibera approvata dall’esecutivo regionale: «Le associazioni di categoria sapevano da tempo che il Governatore Soru voleva bloccare fin da quest’anno il prelievo del corallo. In giunta c’è stata una discussione molto animata e alla fine è stato deciso di limitare l’attuale stagione di pesca e interdirla dal 2007». Ma non si pone solo il problema della tutela della risorsa. I paletti sulla pesca dell’oro rosso rientrano in una serie di azioni finalizzate a salvare la faccia davanti all’Unione Europea che ha contestato alla Regione un utilizzo improprio del fermo biologico con il rischio che chieda indietro i fondi elargiti ai pescatori negli anni passati: «C’è l’esigenza di dare un segnale forte all’Ue per risollevare l’immagine della Sardegna», ha aggiunto Tonino Dessì. Inoltre il delegato regionale ha annunciato entro giugno, l’adozione del Piano di gestione delle risorse ambientali da presentare all’Ue.
|