L´ultimo consiglio comunale di Alghero andato deserto apre una lunga serie di dubbi sull´uso indiscriminato delle giustificazioni e dei rimborsi da parte dei consiglieri comunali. Si riaccende una vecchia polemica, la bagarre è servita
ALGHERO - Si riaccende la polemica politica ad Alghero all'indomani dell'ultima seduta di Consiglio Comunale dichiarata deserta a causa della sola presenza di undici componenti (tutti di Maggioranza, ma ancora una volta insufficienti per garantire la validità) - Mario Bruno, Matteo Tedde, Giampietro Moro, Giuseppe Fadda, Mario Nonne, Giusy Piccone, Elisabetta Boglioli, Alberto Bamonti, Alessandro Nasone, Franca Carta e Linda Oggiano - contro i tredici richiesti per regolamento (la maggioranza dell'aula più uno). Prima dell'appello, infatti, in aula si sarebbe registrata la presenza di quattro membri dell'Opposizione - Emiliano Piras (Ncd), Mimmo Pirisi (Pd), Michele Pais e Maurizio Pirisi (Fi) - che nonostante all'ordine del giorno della seduta vi fossero in discussione documenti presentati prevalentemente dalle opposizioni, hanno comunque preferito non presenziare, di fatto facendo mancare il numero legale.
Tutto lecito e politicamente apprezzabile, se non fosse che proprio due dei quattro consiglieri, per la precisione il capogruppo del Partito Democratico Mimmo Pirisi e quello di Forza Italia Maurizio Pirisi, abbiano comunque fatto richiesta al segretario comunale di quella che volgarmente è detta "giustificazione". Altro non sarebbe che l'attestazione della presenza in Via Columbano da presentare eventualmente al datore di lavoro (ai fini squisitamente retributivi probabilmente potrebbe essere sufficiente addirittura la sola convocazione della seduta). Un fatto questo che comunque non sarebbe andato giù a molti dei colleghi di Maggioranza regolamentate presenti sui banchi dell'aula (ma non solo), che qualche minuto dopo - «paradossalmente» come sottolineano i diretti interessati - sono stati anche oggetto di un duro comunicato stampa a firma Fi e Ncd [
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La legge regionale prevede che un consigliere (il datore di lavoro del consigliere per l'esattezza), sia esso dipendente pubblico che privato, qualora ne faccia richiesta, abbia diritto al rimborso giornaliero da parte dell'ente pubblico nella giornata in cui è convocata la seduta consiliare. Un fatto già di per se anomalo e discutibile, che in effetti la normativa nazionale ha già provveduto a regolamentare prevedendo un'assenza oraria (non più giornaliera) con riferimento all'effettivo luogo di lavoro rispetto alla sede comunale. Norma però non ancora recepita dalla Regione Sardegna, in cui vige ancora la possibilità di assentarsi da lavoro per l'intera giornata, anche se il consiglio, come avviene effettivamente ad Alghero, è convocato per le ore serali (e preveda un regolare gettone quale minima retribuzione, pari a euro 99).
Un fatto questo, che aldilà della discutibile posizione dei due consiglieri Pirisi (Mimmo e Maurizio), addirittura assenti e paradossalmente "giustificati" dal consiglio (da segnalare che solo la loro presenza nel caso specifico avrebbe consentito l'apertura dei lavori di giovedì), apre comunque una serie di dubbi sul diverso trattamento tra dipendenti e liberi professionisti. Un fatto segnalato perfino dal collega di Forza Italia Michele Pais, che contribuendo (forse involontariamente) a gettare grosse ombre anche sull'atteggiamento dei due capigruppo, avrebbe già sottolineato l'anomalia al segretario generale, dichiarando «è meglio stendere un velo pietoso».
Vicenda che riapre una vecchia polemica sfociata all'indomani della richiesta del Movimento 5 Stelle di tagliare i gettoni di presenza a tutti i consiglieri [
LEGGI]. Porcu e Ferrara avevano presentato una dettagliata proposta, mai licenziata dalla competente Commissione, che comunque aveva scaldato gli animi in via Columbano: Emiliano Piras (Ncd), si dichiarava pronto a chiedere l'annullamento di tutti i compensi, la rinuncia dei permessi retribuiti e del diritto al riposo il giorno successivo la seduta per i dipendenti: «così - sottolineava - si rispetta maggiormente il principio di uguaglianza nei confronti di liberi professionisti, imprenditori, disoccupati e pensionati; e i dipendenti non costano alla collettività il doppio, come nel vigente dispositivo di legge» [
LEGGI]. Insomma, la bagarre è servita.
Nella foto: Il presidente del Consiglio Matteo Tedde e i consiglieri Pirisi Mimmo (Pd) e Maurizio (Fi)
ultima modifica ore 10.55 di sabato 14 febbraio 2015