Paola Correddu
5 giugno 2015
L'opinione di Paola Correddu
Scorie nucleari, abbiamo già dato
Domenica 7 giugno 2015 tutto il popolo Sardo è chiamato a raccolta in 5 piazze dell’isola, Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia, per ribadire il proprio No al deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna, un No già espresso in maniera plebiscitaria con il referendum consultivo del 2011. Una battaglia preventiva quella portata avanti dal Comitato Nonucle-NO Scorie, appoggiata dall’Anci Sardegna, dalla chiesa e da tutti gli schieramenti politici, considerato che la Sardegna potrebbe occupare i vertici della lista dei siti potenzialmente idonei, elaborata dalla Sogin s.p.a (società di Stato incaricata dello smantellamento delle centrali a fine vita) su criteri forniti da Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), lista di prossima pubblicazione.
La stabilità geologica, la bassa densità abitativa, l’assenza di condizioni meteorologiche estreme e, probabilmente, l’elevata militarizzazione del nostro territorio che “vanta” il ben noto primato di ospitare il 67% delle servitù militari della Nazione, la rende “favorita” per ospitare un’infrastruttura di superficie per lo smaltimento definitivo di 75 mila m3 di rifiuti a bassa e media radioattività (provenienti dall’attività medica ed industriale) e lo smaltimento temporaneo di lunga durata di 15 mila m3 di rifiuti ad alta radioattività (provenienti dalle centrali dismesse). Sui quantitativi di scorie da stoccare insistono grosse perplessità visto che i dati non sono omogenei avendo Ispra e Sogin diffuso numeri diversi: Ispra parla di 1770 m3 di scorie altamente radioattive mentre Sogin di 15 mila m3, dieci volte superiore, una differenza non da poco.
Per non parlare di quello smaltimento temporaneo di lunga durata, un’espressione inquietante visto che non si comprende come qualcosa di temporaneo possa avere lunga durata. Ma questo è scritto nel D.Lgs 31/2010 con successive modifiche del D.Lgs 45/2014, della serie “chi ce le avrà se le terrà e per sempre”. Nessuna forma di deposito è completamente sicura per le scorie alta radioattività”. ovvero quelle che hanno un tempo di decadimento (il tempo necessario per raggiungere una radioattività simile a quella presente in natura) che oscilla dai 300 al milione di anni. Men che meno quella di superficie che vogliono proporci “temporaneamente”. Quantitativi poco chiari, modalità di stoccaggio inappropriate, tempi di stoccaggio incerti. A ciò va aggiunto che, laddove non si raggiunga alcuna intesa durante la fase di consultazione delle Regioni e degli Enti Locali, si agirà per decreto dichiarando il sito di interesse strategico nazionale.
Se nessuna Regione dovesse dichiararsi disponibile ad accogliere il deposito, sarà una Commissione Interministeriale a decidere dove collocarlo. A quel punto sarà una decisione d’imperio! E siccome a pensar male ci si azzecca sempre, non vorremmo che tutto l’iter avviato dal Governo Nazionale altro non fosse che una copertura tecnica per imporci una decisione politica già presa, cioè di collocare il deposito unico in Sardegna. Tanto l’isola è grande. Tanto i Sardi sono pochi. Del resto ci avevano già provato nel 2003 con il Generale Jean! Per questo facciamo sentire la nostra voce, la nostra determinazione per sventare questo nuovo terribile pericolo, un colpo mortale per la nostra economia, per l’ambiente e per la salute dei Sardi. Una nuova servitù, una eredità pesante per centinaia di generazioni future . “Queste scorie sono bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che noi non ci saremo per risponderne personalmente”, ebbe a dire il premio Nobel Carlo Rubbia.
*per il Comitato NoNucle-NoScorie
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