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Mariangela Pala 30 giugno 2015
Porto Torres: Noe sequestrano area Palte fosfatiche di Syndial
I Carabinieri del Noe di Sassari sequestrano l´area deposito "Palte fosfatiche" all´interno della società Syndial. L’appalto del “Progetto Nuraghe” era stato assegnato nel settembre 2014
Porto Torres: Noe sequestrano area Palte fosfatiche di Syndial

PORTO TORRES - I Carabinieri del Noe di Sassari, dopo accertamenti tecnici e articolata indagine eseguita in stretta collaborazione con l’Autorità Giudiziaria di Sassari, hanno eseguito il sequestro preventivo disposto dal Gip del Tribunale di Sassari, dell’area vasta circa 4 ettari adibita a deposito dei rifiuti speciali pericolosi denominata “Palte Fosfatiche” posta all’interno dell’area di proprietà dello stabilimento industriale della Società Syndial Attività Diversificate S.p.A. che insiste nel sito di bonifica di interesse nazionale di Porto Torres.

Quell’area, soggetta ad autodenuncia, è compresa nel “Progetto Nuraghe”, avviato da Syndial, e che prevede un intervento di bonifica delle palte fosfatiche, dell’area di Minciaredda e altre zone inquinate. L’appalto del “Progetto Nuraghe” è stato assegnato, nel settembre 2014, al raggruppamento temporaneo di imprese avente come capofila la società Astaldi. Il 12 dicembre 2014 il "Progetto operativo per bonifica integrata delle Aree palte fosfatiche, Minciaredda e Vasche peci Dmt” è stato trasmesso al Ministero dell’Ambiente ed Enti istruttori ai fini dell’autorizzazione ed emissione di apposito decreto autorizzativo.

Ad oggi sono in corso contatti con il Ministero Ambiente e la Regione Sardegna per l’organizzazione di un tavolo tecnico con gli Enti competenti dedicato, come indicato anche dal Presidente della Regione Pigliaru, atto a definire l’iter autorizzativo in tempi certi. L’area interessata era adibita a discarica non autorizzata di rifiuti sottoposta a misura cautelare reale, dal 1973 e sino al 1990, e venivano smaltiti i residui di lavorazione delle fosforite (scorie fosforose e scarti del fosforo) destinate alla produzione di acido fosforico, con presenza di “radionuclidi naturali” per cui venivano contestate ai responsabili i reati per imbrattamento del suolo, gestione di discarica non autorizzata e il disastro ambientale in quanto veniva accertato pericolo per la pubblica incolumità.



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