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PPP 9 settembre 2006
Salvare le lingue minoritarie significa salvare l'identità
Ma per Pasquale Chessa, vicedirettore di Panorama, e per Carlo Sechi, presidente dell´Obra Cultural, il processo di estinzione delle minoranze linguistiche è quasi irreversibile
Salvare le lingue minoritarie significa salvare l'identità

ALGHERO - «Si sta parlando di come far sostenere la maratona ad un atleta che sta agonizzando». Per Pasquale Chessa, vicedirettore di Panorama, intervenuto ieri mattina ai lavori del laboratorio “Limbas e Culturas de minoria”, mentre si continua a parlare, le varie specificità linguistiche isolane e con esse il senso dell’identità, si stanno perdendo: «Quell’immagine di Sardegna ancestrale votata all’isolamento – ha detto il giornalista – ce la siamo quasi giocata». La forte spinta al riconoscimento di un’identità sarda, di un tempo, è venuta meno a causa delle scelte fallimentari che arrivano da lontano, quando la classe dirigente sarda ha ricercato a tutti i costi la fusione perfetta con lo stivale, arrivando ad annichilire le sue specificità, comprese le sue istituzioni preesistenti. Chessa, nel suo discorso ricco di riferimenti storici e letterari, ha esaminato l’evoluzione dell’immagine della Sardegna nel tempo, tentando di spiegare cosa si trova in mezzo al percorso che ha portato da una cartolina di “Sardegna dei banditi” a quella di “Sardegna di Briatore”. Non è mancato un riferimento politico ai giorni nostri: «Vedo nell’agire di Renato Soru – ha detto Chessa – un grande sforzo identitario, che sta al passo con i tempi, e non rinnega che in Costa Smeralda approdano lussuosi yacht». In quest’ottica secondo il giornalista, si può leggere la scelta di fissare un balzello per i mega-panfili, come un elemento di valorizzazione dell’identità, alla stregua della “Carta Venezia”, per i residenti della Laguna, o come il sistema dei doppi prezzi a Cortina. La decisione della Regione di delegare alla Consulta il ruolo di estensore dello Statuto invece viene vista da Carlo Sechi, intervenuto nel ruolo di presidente dell’Obra Cultural, come un passo indietro nell’affermazione dell’identità: «Sono contrario alla rinuncia di un potere e di un ruolo che spetta esclusivamente alla Regione», ha detto. Carlo Sechi si è poi concentrato sugli aspetti che riguardano la salvaguardia della minoranza linguistica locale, la variante algherese del catalano, ormai sconosciuta alla maggior parte dei cittadini: «La comunità catalana linguistica non supera il 25percento della popolazione», ha evidenziato il presidente dell’Obra Cultural, convinto che continuando a colpi di folklore, senza adeguate misure a sostegno dell’uso del catalano anche in contesti ufficiali, la lingua originaria di Alghero, andrà a morire molto presto.

nella foto Carlo Sechi e Pasquale Chessa
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